La Lombardia: “Il governo faciliti l’export di armi”

Pubblicato il 7 Gennaio 2014 alle 20:13 Autore: Gabriele Maestri
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La Lombardia: “Il governo faciliti l’export di armi”

Da ora esportare armi per la Lombardia potrebbe essere più facile. Il consiglio regionale, infatti, ha approvato a maggioranza (45 sì e 27 no) la mozione leghista che punta a “sburocratizzare” l’export di armi, firmata da tutto il centrodestra, ma anche dal Pd Corrado Tomasi: la giunta dovrà ora sollecitare il governo di Roma perché modifichi le norme di recepimento di un apposito regolamento europeo così che riduca i vincoli burocratici alle aziende lombarde del settore armiero, vincoli che “rischiano di compromettere la produzione e il bacino occupazionale”.

E’ lo stesso consigliere Pd Tomasi a notare che “gli artigiani sono penalizzati da queste norme”: la maggioranza ha applaudito il suo intervento, che tra l’altro ha definito “demagogia pura” le contestazioni del M5S durante la discussione di quella mozione. Non sono d’accordo con Tomasi gli altri consiglieri Pd, come Gianantonio Girelli e Fabio Pizzul: quella del centrodestra sarebbe una mozione “del tutto imprecisa” e improntata al “populismo di basso profilo”; lo stesso Umberto Ambrosoli ha definito la mozione “superficiale”.

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Nessun cedimento da parte del M5S, che con Silvana Carcano ha definito la mozione “un inchino alle lobby delle armi”, criticando la posizione di Tomasi e i “pericolosissimi cedimenti del Pd sulla cultura della pace”. Soddisfatto il primo firmatario leghista Fabio Rolfi: “La mozione mette in evidenza un problema di carattere economico importante, che riguarda oltre 100 aziende nella sola Val Trompia e i relativi 3000 dipendenti”, negando che nella vicenda si liberalizzi la vendita di armi da guerra.

Sulla stessa linea il forzista Alessandro Sorte: “Il provvedimento è necessario per difendere l’eccellenza delle nostre imprese e dei nostri artigiani”; “Noi vogliamo un’Europa amica delle nostre industrie – ha aggiunto Riccardo De Corato (Fdi) – e non matrigna per alcune”. Sarà la giunta regionale a decidere come sensibilizzare il governo.

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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