Ci hanno ridotti sul lastrico, ora pontificano

Debora Serracchiani ci ricorda che:

L’ex premier Silvio Berlusconi ha rivendicato che il suo Governo fino all’estate scorsa ha “sempre tenuto i conti in ordine”. Vorrei chiedere a Berlusconi che almeno per questo Natale Berlusconi ci faccia il regalo di non dire assurdità.

E’ infatti evidente il tentativo di far dimenticare a forza di bugie gli anni di gestione fallimentare del Governo Berlusconi, che nulla ha fatto per impedire al nostro Paese di correre senza freni incontro al default. È invece un dovere nei confronti della verità storica ricordare che quando il Pd lanciava l’allarme Berlusconi sosteneva che la crisi era un fenomeno psicologico, e aver ingannato milioni di italiani gettandoli impreparati in mezzo a questa prova è un’altra responsabilità gravissima.

Le dimissioni sono la prova più evidente di questa incapacità di Berlusconi, al quale ora chiediamo di permettere al nuovo Governo di rimediare ai suoi danni: è un lavoro abbastanza difficile e doloroso anche senza che ci si aggiunga il suo contributo.

Non poteva mancare il ritorno di Tremonti:

Ne sentivamo la mancanza, in effetti.

Di Giulio Tremonti, dico.

Che stamani è riapparso a pontificare dalle austere colonne del Corriere della Sera.

Un lungo editoriale in cui, di ritorno dal pianeta Marte, il grande tributarista lombardo riassume la storia patria dalla cortina di ferro ai giorni nostri passando per Pasolini e Mimì metallurgico e senza dimenticare la frase “no taxation without representation” che piace tanto ai leghisti e agli evasori fiscali in cerca di comode scuse.

La fuffa tremontiana termina con due importantissimi assunti di cui siamo grati a lui e al quotidiano più diffuso d’Italia che lo ha pubblicato in prima pagina, perché da soli non ci saremmo effettivamente mai arrivati.

Il primo assunto è che “evidentemente non basta ancora” che il debito pubblico italiano cresca meno di quello di altri Paesi europei. Eh, chi l’avrebbe mai detto?

Il secondo assunto è che “nella storia non ci sono forme politiche a vita eterna”. E anche questa è una bella novità.

Bene. Allora, nel mio piccolo, anch’io voglio ricordare all’illustre editorialista un paio di cosette.

La prima è che il debito pubblico italiano (stando a un giornalista non molto simpatizzante della Cgil e del PD) è cresciuto a livelli record proprio con Tremonti al governo (330 milioni di euro al giorno nel 1994, 124 milioni nella legislatura 2001-2006 e 217 milioni nel triennio 2008-2011).

La seconda cosetta che voglio dire a Tremonti è che proprio perché non ci sono forme politiche a vita eterna nella storia, tanto meno ci sono personaggi politici eterni. Soprattutto quando questi personaggi hanno mal governato.

A buon intenditor…

Non poteva mancare il fine statista Bossi:

un gruppo di leghisti che dal fondo ha scandito all’indirizzo del presidente del Consiglio lo slogan ‘Monti vaffa…’: “Magari gli piace”, ha osservato ridendo l’ex ministro delle Riforme dal palco.

“Il presidente della Repubblica – ha detto il Senatur dal palco – è venuto a riempirci di tricolori, sapendo che non piacciono alla gente del nord”. Secondo Bossi, che ha fatto riferimento alle guerre per l’unità nazionale “tutti i giovani morti stavolta sparerebbero dall’altra parte”. Quanto al governo di Mario Monti, il Senatur ha tenuto a sottolineare che “è stato voluto e messo lì dal presidente della Repubblica, non ce ne dimenticheremo”. Da chi gli stava vicino sul palco è arrivata anche una voce che indicava le origini partenopee di Napolitano: “Non sapevo che l’era un terun”, ha chiosato il leader del Carroccio.

[…]

Secondo Bossi, Tremonti avrebbe sbagliato a introdurre l’8 per mille per la Chiesa, “perchè poi ci si dimentica la vera missione dei preti. Roma è piena di furbacchioni – ha aggiunto – non solo la politica ma anche il Vaticano”.