Quagliariello e Franceschini sulla legge elettorale: doppio turno di coalizione
Nuovo Centrodestra rilancia il sistema maggioritario a doppio turno. A parlare è l’esponente del partito di Alfano e Ministro per le Riforme Istituzionali, Gaetano Quagliariello, dopo che, nell’intervista dell’altro ieri ad 8 e ½, il segretario dei democratici aveva parlato di una piattaforma di confronto con tre diversi sistemi: “Renzi aveva individuato tre opzioni e noi abbiamo detto con chiarezza che avremmo gradito il doppio turno di coalizione, vale a dire quel sistema che ha sempre rappresentato l’aspirazione della sinistra”.
Nell’intervista al quotidiano napoletano ‘Il Mattino’, il Ministro sottolinea come si aspetti una risposta da parte del maggior partito della coalizione che mantiene Letta a Palazzo Chigi “giacché facciamo parte della stessa maggioranza di governo”. Aggiunge poi scherzosamente, “e niente calci nel sedere, perché il nostro partito, pur essendo di profonda ispirazione cristiana, non può sopportare l’idea di offrire l’ altra natica”. Torna sul modello di selezione dei parlamentari: nel passato il Pd, parzialmente diviso al suo interno, aveva maggioritariamente optato per il doppio turno (sistema in uso in Francia). Quello di coalizione andrebbe “bene perché è l’unica fra le tre proposte che consente, senza forzature, infingimenti o prepotenze, di conoscere subito dopo il voto il nome dello schieramento vincitore”. Questo non significa chiudere agli altri due modelli, “ma ci sembra evidente che entrambi hanno problemi strutturali se non profili di incostituzionalità”.
Ed alla domanda su quando si andrà a votare, Quagliariello riprende le parole di Renzi di ieri l’altro: 2015. Il Ministro delle Riforme non crede alle ipotesi di legami Pd-FI, sebbene proprio ieri Alfano abbia alzato la voce nei confronti del sindaco di Firenze onde evitare un accordo del genere: “il voto sarà lontano – spiega Quagliariello – ma le Europee sono vicinissime. Noi siamo consapevoli di giocarci tutto adesso”. E conclude sul 2015, “andare prima alle urne significherebbe annullare gran parte degli effetti e dei sacrifici fin qui prodotti”.
Nella discussione sulla legge elettorale si interpone l’attuale Ministro per i rapporti col Parlamento, Dario Franceschini: “Renzi – dice l’ex segretario dem – non ha detto ‘prendere o lasciare’. Ha indicato tre modelli e io penso che l’unico sistema che garantisce stabilità senza forzature sia quello dei sindaci, il doppio turno di coalizione”, facendo così eco alla dirigenza del Nuovo Centrodestra, in un’intervista al Corriere della Sera. Afferma quindi che questo modello funziona in un sistema monocamerale, poi traccia l’agenda da seguire: “approvi la legge elettorale e poi, con i tempi dell’articolo 138, entro il 2014 approvi il monocameralismo. E nel 2015 vai a votare”. Il nuovo organo legislativo si presenterebbe, quindi, così nella visione di Franceschini: “una sola Camera elettiva e un Senato che rappresenta le autonomie e le regioni. E una legge elettorale per la Camera, che dia stabilità al governo”.
Per il Ministro dei rapporti col Parlamento, Renzi fa bene a cercare il più ampio consenso in Parlamento, anche con gli storici avversari (successivamente alleati) di Forza Italia. Renzi è un decisionista e sebbene Franceschini blindi il governo di cui è esponente “non c’è un premier ombra”, dall’altra parte sostiene il sindaco di Firenze a succedere, nei tempi dovuti, ad Enrico Letta: “resto convinto che segretario e premier non entreranno in conflitto”.