Un anno di sondaggi sulla politica italiana: un eterno giorno della marmotta

Un anno di sondaggi sulla politica italiana

Un anno di sondaggi sulla politica italiana

Il 2013 è stato un anno elettoralmente intenso per l’Italia: oltre alle elezioni nazionali ci sono state svariate elezioni regionali, tra le quali quelle di due regioni importantissime come Lazio e Lombardia, numerose elezioni provinciali come quelle del Trentino, migliaia di elezioni comunali tra le quali quella più importante e’ stata quella di Roma. In molti casi si è arrivati al voto su l’onda di scandali giudiziari e no e quindi c’erano tutti i presupposti per aspettarsi uno stravolgimento della politica italiana in coincidenza con la conclamata fine di un periodo politico di durata ventennale. Tuttavia la rivoluzione appare essersi solo annunciata per poi cristallizzarsi in una nuova stasi affatto dissimile da quella cui si proveniva.
La migliore immagine credo sia l’andamento dei “votanti sicuri”, cioè coloro che nei sondaggi affermano di voler andare a votare con sicurezza in caso di prossime elezioni nazionali.

 

Da luglio questa percentuale non supera il 63% degli intervistati e il trend appare anche in ulteriore discesa sotto il 60%. Questo in linea con tutte le elezioni che si sono succedete in questo anno e che si sono chiuse con un misero 47% di votanti alle regionali della Basilicata.

Su questo sfondo possiamo ad analizzare le prestazioni nei sondaggi dei 4 maggiori player della politica italiana: PD, PDL/FI, M5S e Scelta Civica.

 

Il Partito Democratico

Il PD apriva l’anno 2013 con una media settimanale del 33.4% dei voti e lo chiude nell’ultima settimana con una media del 31.6%. nel mezzo totalizza il 25% di voti alle elezioni nazionali e ha un picco massimo del 35.6% il 12 dicembre dopo le primarie per l’elezione del nuovo segretario e un minimo del 22% a fine aprile e inizio maggio in coincidenza con il siluramento della candidatura di Romano Prodi al Quirinale, con i 101 franchi tiratori. Un andamento schizofrenico che ben si adatta alla silhouette di un vincitore/sconfitto che nominalmente vince tutte le le elezioni importanti di quest’anno  fatta eccezione delle regionali lombarde ma che sembra costantemente imprigionato in un paradosso per il quale non si ha mai abbastanza consenso elettorale per operare quei cambiamenti politici che ci si aspetta e che potrebbero a loro volta consolidare il risultato elettorale. Un circolo vizioso ben rappresentato dalle eterne discussioni su l’IMU o l’articolo 18 che discutono in circolo di questi problemi  senza mai risolverli. E alla fine rimane tutto come prima, nonostante tutto cambi in continuazione: consenso (virtuale) e protagonisti.

Il Popolo della Libertà/Forza Italia.

Anche qui sembra di trovarsi davanti a un partito dell’eterno ritorno. A inizio gennaio 2012 ha un consenso medio del 18.5% la settimana dopo tocca il minimo annuale al 16.5% alle elezioni di febbraio tocca il 21,5%, schizza al 30% a maggio dopo le elezione di Napolitano alla Presidenza della Repubblica, poi cala costantemente fino a scindersi in Forza Italia e Nuovo Centro Destra e poi risale al 21% con cui chiude l’ultima settimana del 2012.  Una breve nota su NCD: dopo un mese di rilevazioni ha le stesse percentuali di Futuro e Libertà di Fini un mese dopo la scissione.

Il Movimento 5 Stelle

Il Movimento di Beppe Grillo è sicuramente la rivelazione politica dell’anno. Parte da una media elettorale nella prima settimana dell’anno pari al 13.1%, con un minimo a meta’ gennaio dell’11%. Alle elezioni di febbraio risulta il partito più votato, superando di poco il PD. Due settimane dopo tocca il massimo nei sondaggi 29.7% e chiude l’anno con una ragguardevole media del 20.8%. A prima vista potrebbe sembrare l’unico “market mover” nell’agone della politica italiana. Eppure se si considerano solo le rilevazioni post-elezioni il trend del partito si puo’ considerare piatto

Un andamento probabilmente dovuto anche qui dell’incapacità di far fruttare il risultato nazionale  e ben sottolineato nell’andamento dei risultati nelle elezioni locali. Ad Aprile alle regionali in Friuli conferma solo il 52% dei voti ottenuti alle elezioni nazionali, a maggio nelle elezioni comunali di Roma il 34%, in Trentino, in occasione delle elezioni provinciali in ottobre, conferma solo il 24% dei voti ottenuti pochi mesi prima. E se in Basilicata ne recupera in novembre un buon numero, il 43%, le difficoltà a livello locale continuano a essere notevoli se al primo appuntamento elettorale del 2014, le regionali in Sardegna dove a febbraio il M5S era primo partito, decide di non presentarsi per beghe locali.  Insomma anche in questo caso prevale una stasi schizofrenica tra i buoni sondaggi nazionali e i mediocri risultati locali.

Scelta Civica

Alla fine l’unica vera novità del panorama politico italiano pare essere la scomparsa del centro. Scelta Civica per l’Italia , il rassemblement politico tra Mario Monti, Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini inizia il 2013 con uno scoppiettante 14% in media, e lo chiude con un misero 4%. Nel mezzo un deludente risultato alle elezioni che spinge fuori dal parlamento il precedente Presidente della Camera, quindi, e’ cronaca di questi giorni, la scissione in due gruppi parlamentari senza aver mai realmente inciso nel dibattito politico ed elettorale di questi mesi, risultando sostanzialmente ininfluente se non probabilmente nell’aver negato una vittoria più ampia al centrosinistra alle elezioni nazionali, con tutto quello che ne e’ seguito.

SEL e Lega

A questo gioco dell’eterno ritorno non si sottraggono nemmeno i partiti ancillari del Centrodestra e del Centrosinistra. Cosi’ se SEL si gonfia e si sgonfia a seconda delle difficoltà del PD, per poi tornare al punto di partenza, cosi come c’è tornato il PD, altrettanto non può dirsi della Lega che oramai non approfitta più delle difficoltà dell’alleato principe, che ha persino subito una scissione,  anche perché pare ormai essere marginale nel dibattito politico nazionale, nonostante abbia la presidenza delle 3 maggiori regioni del Nord, continuando a vivacchiare sulle medesime percentuali cui e’ precipitata a seguito degli scandali che l’hanno colpita.

Conclusioni

Nonostante nel 2013 si sono viste notevoli escursioni nei sondaggi con partiti che letteralmente raddoppiano o dimezzano le percentuali nulla pare cambiare nella politica italiana nessuno dei 3 poli pare al momento essere in grado non dico di prevalere sugli altri, ma almeno costituire una solida maggioranza relativa. E infatti dopo un anno sulle montagne russe quasi tutti i partiti si ritrovano con le stesse percentuali di inizio anno, e anche quelli che sembravano aver accumulato un buon gruzzolo di preferenze le hanno dissipate in tutto o in parte auto-relegandosi all’inazione e alla mediocrità.