L’ora di appendere gli scarpini al chiodo giunge per tutti, anche per l’eterno Totò Di Natale che ha annunciato il ritiro a fine stagione.
Dopo la sconfitta patita contro l’Hellas Verona per 3 a 1, il giocatore di Napoli ha infatti dichiarato: “Dispiace iniziare il 2014 con questa sconfitta, nel primo tempo abbiamo fatto qualcosa in più degli avversari. Mancano i miei gol? Fa piacere che inizino a segnare anche altri calciatori, ho 36 anni e non fa bene nemmeno all’Udinese. Vedremo a giugno. Attaccato ingiustamente in questi mesi? Sono qui da dieci anni e sto bene con la mia famiglia, ma devo pensare anche all’Udinese e ai tifosi che meritano di lasciarsi alle spalle questo periodo. Ho fatto più gol delle cene che ho fatto con mia moglie. Già ho preso la mia decisione, ne ho parlato con il mio procuratore e la mia famiglia. La società poi lo saprà, ma a giugno smetterò di giocare.”
Parole chiare quelle del bomber che ha viziato Udine e l’Udinese per dieci stagioni consecutive portando le zebrette a traguardi insperati. I dieci anni trascorsi da Totò alla corte di Pozzo, infatti, coincidono con il periodo più convincente nella storia della società friulana: dopo partenze con il freno a mano tirato, in ogni campionato, specie sotto la conduzione di Guidolin, l’Udinese riesce a risollevarsi nella seconda parte della stagione e a conseguire ottimi piazzamenti che gli permettono di giocarsi l’Europa. Rimane storica la prima qualificazione alla Champions League raggiunta grazie al quarto posto nel campionato 2004-05, guarda caso il primo anno di Di Natale in maglia bianconera.
La stagione più buia dell’Udinese, quella del 2009-10, rimane rischiarata da una grande luce che è già entrata negli annali: Di Natale si laurea con 29 reti il capocannoniere della Serie A. Solo due giganti del passato come Olivier Bierhoff (27 reti nel 1997-98) e Marcio Amoroso (22 reti nel 1998-99) erano riusciti a conseguire questo riconoscimento con la maglia delle zebrette. Di Natale, però, è unico nel suo genere e, schiaffeggiando l’età anagrafica, si ripete anche l’anno successivo mettendo a segno 28 reti e staccando di due gol gente come Cavani.
Di Natale, ancora prima di giungere all’Udinese, ha esordito nella nazionale il 20 novembre 2002 – allora giocava nell’Empoli – nell’amichevole contro la Turchia (1-1) sotto la gestione Trapattoni che, nonostante l’infinita stima per l’attaccante partenopeo, lo esclude dalla lista per l’Europeo portoghese. Cambia la musica sotto la gestione Donadoni: il C.T. bergamasco ne fa uno dei punti fermi della propria nazionale affidandogli in pianta stabile il numero dieci e portandolo all’Europeo del 2008 dove, insieme a De Rossi, sbaglia il rigore decisivo per l’approdo alle semifinali. Durante la seconda era Lippi, Di Natale rimane in nazionale ed è uno dei pochi calciatori italiani ad aver avuto una media voto sufficiente durante il Mondiale sudafricano. Viene poi inserito da Prandelli nella lista per l’Europeo 2012 dove sarà l’unico giocatore capace di segnare ad Iker Casillas.
La carrierà di Totò non è ancora finita ma, dopo essersi guadagnato un posto nella storia dell’Udinese essendo il calciatore più prolifico (162 reti all’attivo) con la maglia dei friulani, dovrà dire addio al sogno di diventare il giocatore con il maggior numero di presenze in maglia bianconera: ora è a quota 311 mentre Valerio Bertotto è saldamente in testa con 334 presenze.
Difficile pensare che una storia d’amore come quella fra Di Natale e l’Udinese possa terminare senza avere un seguito nelle scuole calcio o negli uffici, ma solo il tempo ci saprà rivelare la verità. Intanto, i tifosi del Friuli si chiedono se l’addio di Di Natale, bandiera e simbolo della squadra, possa essere comparabile con gli addii di Baggio al Brescia e di Chiesa al Siena: in tutti e due i casi, dopo i celebri ritiri, sono arrivate le retrocessioni. Totò, da buon napoletano, starà già strofinando il corno.