Marchionne traccia l’agenda Fiat: “Lavoratori Alfa rientreranno tutti”
Appena 9 giorni fa, il primo gennaio 2014, arrivava la notizia: Fiat diventava proprietaria al 100% di Chrysler, attraverso un’operazione dal valore di 3,65 miliardi di euro. Il fondo Veba cedeva così la sua fetta di azienda automobilistica, rintracciabile al 41,5%. Oggi l’amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, rilascia un’intervista ad Ezio Mauro, direttore de La Repubblica, ed indica le linee guida future che caratterizzeranno il colosso automobilistico, elogiando sin dall’apertura gli Stati Uniti d’America.
“Lì, – dice l’Ad teatino – a differenza che da noi, il cambiamento piace. L’America ha creduto nelle nostre idee”, fornendo un ingente prestito a Chrysler poi interamente “restituito al governo americano”, ci “ha aperto le porte” e “la cura ha funzionato”, permettendo al mercato di ripartire.
Quanto ai rapporti col Bel Paese, Marchionne non può che sostenere l’idea che l’acquisizione della casa automobilistica di Auburn Hills da parte di quella torinese arricchisca l’Italia: “un danno per l’Italia? Tutt’altro: questa operazione ha permesso la sopravvivenza dell’industria italiana in un mercato dimezzato. Ora possiamo ripartire con reti e basi più forti”.
Nuovi orizzonti: c’è bisogno di una svolta, anche formale, e quindi “la società avrà un nome nuovo”, mentre “la sede verrà decisa anche in base alla scelta di Borsa, ma avrà un valore solo simbolico”. Non avendo, poi, alle spalle colossi mega miliardari come alcune aziende nei Bricks (i paesi in via di sviluppo emergenti) e nei paesi medio orientali, l’idea è quella di quotarsi “dove c’è un accesso più facile ai capitali”. E quindi l’ad Fiat sostiene la tesi di “uscire dal ‘mass market’ – (una situazione per la quale si presenta una bassa domanda ed un’alta offerta, ndr) – per andare nella fascia Premium con Alfa e Maserati. Squadre di nostri uomini stanno preparando i modelli”.
Ezio Mauro ritorna poi sulle feroci proteste, di pochi anni fa, in molti stabilimenti industriali Fiat. Tra questi divennero celebri quelli di Mirafiori e di Pomigliano d’Arco: “a Mirafiori-Grugliasco si faranno le Maserati. A Melfi le 500 X e piccole Jeep. A Pomigliano le Panda. A Cassino il rilancio dell’Alfa. Mi impegno: saranno riattivati in pieno tutti gli impianti italiani”, promette, in controtendenza col passato, Marchionne. E proprio il rilancio di Alfa Romeo si coniuga con la tenuta del lavoro: “tutti gli operai rientreranno”, conferma l’intervistato, “a meno che non crolli nuovamente il mercato”.
E proprio su Alfa sembrerebbe esserci l’interesse tedesco. Marchionne taglia corto: “se la possono sognare e credo che la sognino infatti. L’Alfa è centrale nella nostra strategia. Ma come la jeep è venduta in tutto il mondo, essa è americana fino al midollo, e così il dna dell’Alfa deve essere autenticamente tutto italiano, sempre, non potrà diventare americano. Basta anche con i motori Fiat nell’Alfa Romeo. Così come sarebbe stato un errore produrre il suv Maserati a Detroit: e infatti resterà a casa”
Daniele Errera