Centrafrica: si dimette il presidente golpista. Il paese spera
Si è alla fine dimesso il presidente di transizione della Repubblica Centrafricana, autoproclamatosi a capo dello stato il 25 marzo scorso dopo il rovesciamento di Francois Bozizè da parte di una coalizione di forze denominata Seleka.
A dare la notizia sono stati nel primo pomeriggio i partecipanti al vertice convocato oggi a sorpresa nella capitale del Ciad, N’Djamena, dalla Comunità economica dell’Africa Centrale. Al vertice straordinario hanno partecipato anche i membri del parlamento centrafricano, il Consiglio nazionale di transizione, trasportati a NDjamena in aereo per l’occasione.
La notizia delle dimissioni di Michel Djotodia è stata accolta in tutto il paese da manifestazioni di gioia. Immediatamente a Bangui, la capitale, migliaia di persone sono scese in strada per festeggiare. Poco dopo anche a Bouar, seconda città del paeae, le strade sono state invase dalla folla. Si sono sentiti anche colpi di arma da fuoco che non erano però le sparatorie tra opposte fazioni dei giorni scorsi.
Michel Djotodia era diventato il principale ostacolo alla pacificazione del paese che in dieci mesi è precipitato nel caos più totale: un milione di persone sono fuggite oltre i confini e ci sono decine di migliaia di sfollati interni a causa dei combattimenti tra miliziani di Seleka e milizie popolari di autodifesa.
In questi mesi era anche scattata una dinamica interna estranea al Centrafrica, cioè una contrapposizione religiosa tra Cristiani e Musulmani. Questi ultimi sono una minoranza, solo il 15 per cento, e non avevano mai avuto problemi di convivenza con il resto della popolazione.
La dinamica è stata innescata dal fatto che Seleka era composta in buona parte da miliziani stranieri, sudanesi e ciadiani, soprattutto. Questi ultimi probabilmente foraggiati e influenzati da potenze straniere (si dice Sudan, Arabia Saudita e altre forze legate al mondo dell’Islam militante).
Michel Djotodia era considerato l’uomo di questi settori che puntavano a conquistare il controllo del potere in Centrafrica a favore di una più generale penetrazione nel continente.
La Francia, che non vuole perdere posizioni in Africa, aveva inizialmente caldeggiato il rovesciamento di Bozizè, considerato inaffidabile e impresentabile, ma poi non era riuscita a normalizzare il paese secondo i propri interessi.
Adesso l’uscita di scena di Djotodia potrebbe aprire nuovi scenari politici. Ma soprattutto si spera che contribuisca a far affrontare la drammatica situazione umanitaria