Sud Sudan, un negoziato inutile
Sud Sudan, un negoziato inutile
Chi si era fatto illusioni sul fatto che le trattative di Addis Abeba potessero portare se non ad un accordo di pace almeno ad una tregua in Sud Sudan deve ormai ricredersi. Dalla capitale etiopica una settimana di silenzio assordante dimostra che i leader che hanno lanciato la guerra in Sud Sudan, cioè il presidente Salva Kiir e il suo ex vice Riek Machar, non hanno nessuna intenzione per il momento di fermare il conflitto. Entrambi vogliono consolidare le proprie posizioni sul terreno prima di sedersi ad un tavolo di trattative dove negoziare da una posizione di forza.
Dal terreno infatti arrivano continue notizie di scontri che si svolgono, spesso, senza testimoni stranieri, senza giornalisti, senza civili, senza operatori umanitari, in un territorio vastissimo e remoto. Il timore è siano in corso veri e propri massacri su base etnica di vaste proporzioni. Autentici crimini di guerra.
Per ora ci si deve accontentare delle notizie che arrivano dalle due parte che testimoniano però quanto dicevo sopra: la guerra infuria, con il corollario di sempre, cioè che a pagare il prezzo più alto sono i civili.
Vediamo quali sono le notizie che arrivano: una prima di tutto, quella per il controllo della cassaforte petrolifera del Sud Sudan, cioè lo stato di Unity. Il governo di Juba ha annunciato di aver ripreso il controllo di Bentiu, capoluogo dello stato settentrionale di Unity, caduta in mano ai ribelli dell’ex vicepresidente Rieck Machar nella prima settimana di combattimenti. La notizia dovrebbe essere vera dato che è stata confermata dallo stesso Riek Machar che però ha promesso di riprenderla nel giro di qualche ora.
Bentiu era stata presa dai Nuer di Machar subito dopo lo scoppio della guerra. Poi le forze governative avevano scacciato gli occupanti, ma questi erano tornati di nuovo. Insommaquesto tira e molla deve essere stato un massacro: di soldati e di civili.
In queste condizioni è chiaro che non c’è spazio per negoziati. Non li vuole nessuno, nè i Dinka di Salva Kiir e nemmeno i Nuer di Riek Machar, se non verranno fermati prima di tutto dai loro leader si stermineranno fino alla totale vittoria finale.
Su questa guerra poi si appuntano anche gli interessi delle potenze regionali e degli stessi mediatori che ormai avranno scelto uno dei due contendenti per ottenere posizioni di favore nello sfruttamento delle risorse Sud Sudanesi a guerra finita. Insomma, man mano che si va avanti il conflitto diventa sempre meno suscettibile alle pressioni internazionali e alle richieste di negoziati e tregue.
L’unica carta di una qualche efficacia che ora si può giocare è quella di minacciare il futuro di entrambi I leader, cioè avviare una inchiesta nei loro confronti della Corte Internazionale dell’Aja per Crimini di Guerra.