Martedì 3 gennaio 2012 inizia ufficialmente la corsa alla Casa Bianca, che culminerà con le elezioni presidenziali del mese di novembre.
Se in campo democratico è certa la riconferma di Obama nella competizione elettorale, l’attenzione si sposta tutta sulle primarie repubblicane, da cui uscirà il principale sfidante del Presidente uscente.
Calendario delle primarie del Partito Repubblicano |
Partirà quindi dall’Iowa la ricerca di quei 1.145 superdelegati che costituiscono la maggioranza assoluta dell’assemblea che alla fine di agosto da Tampa, in Florida, ufficializzerà la candidatura repubblicana alla presidenza degli Stati Uniti d’America.
[ad]Alcuni stati utilizzano la formula delle primarie vere e proprie, in cui tutti i simpatizzanti si recano alle urne simulando un’elezione vera e propria; altri invece adottano il sistema dei caucus, vere e proprie assemblee di simpatizzanti che arrivano a determinare i rappresentanti alla convention nazionale attraverso una serie di deleghe successive a livello di seggio, contea, distretto e, appunto, Stato. Oltre alle modalità di esecuzione, le due formule sono molto differenti anche per il fatto che i delegati espressi tramite primarie hanno vincolo di mandato, ovvero sono obbligati a sostenere allaconvention nazionale il candidato attraverso cui sono stati eletti; i delegati provenienti dai caucushanno invece maggiore libertà, anche se effettivamente i casi di voltafaccia sono piuttosto rari.
A differenza delle primarie democratiche, in cui l’assegnazione dei delegati è proporzionale ai risultati conseguiti da ciasucun candidato dei vari stati, il Partito Repubblicano ha optato per delle primarie con sistema maggioritario, in cui l’intero ammontare dei delegati di uno stato viene assegnato al candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti.
Come evidenziato dalla tabella, le date cruciali della competizione interna al Grand Old Party sono il 6 marzo, in cui si voterà contemporaneamente in dieci stati, il 3 aprile, che vedrà alle urne il Texas, una delle principali roccaforti del partito, il 24 aprile, in cui si voterà a New York e in Pennsylvania, e infine il 5 giugno, giorno che vedrà alle urne la popolosissima California. Saranno queste le tappe fondamentali i cui risultati saranno determinanti più di ogni altro per assegnare la vittoria di questa lunga maratona elettorale.
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Dopo una serie di nomi proposti e smentiti, rifiuti di partecipare e ritiri in corsa, sono comunque un gran numero, ben dodici, i candidati del Partito Repubblicano che si sfidano alle primarie.
Michele Bachmann |
Michele Bachmann, classe 1956, avvocato, membro del Congresso per il Minnesota dal 2007, è la sola donna della competizione. Partita come candidata del Tea Party, di cui è stata tra i fondatori, è stata in seguito contestata – anche se non del tutto rinnegata – dallo stesso movimento di destra a causa di alcuni punti piuttosto oscuri del suo passato e diverse discrepanze programmatiche. Sebbene infatti la Bachmann condivida l’idea dello Stato leggero, della diminuzione della tassazione e sostanzialmente dell’abolizione dello stato sociale, la sua campagna elettorale è densa di aspetti religiosi e sociali che non si posizionano in piena sintonia con il movimento. È infatti una fervida creazionista e ha assunto posizioni molto dure contro gli omosessuali e gli abortisti; ha osteggiato le leggi anti-bullismo in quanto ritiene non forgino il carattere della nazione e si è mostrata favorevole al progressivo smantellamento dell’istruzione pubblica in favore di una scuola a livello familiare. Dal punto di vista ambientale è nuclearista convinta ed è favorevole alle estrazioni petrolifere e di gas sul suolo statunitense, ma non disedegna le fonti energetiche alternative. In politica estera non esclude una guerra nucleare con l’Iran e propugna l’isolamento economico degli Stati Uniti.
I sondaggi non la danno tra i favoriti, con appena un 5% delle preferenze a livello federale.
Newt Gingrich |
È invece, al momento, papabile di vittoria Newt Gingrich, classe 1943, politico di professione sia nelle istituzioni sia come consulente e speaker della Camera tra il 1995 ed il 1999. Inventore del “Contratto con l’America” delle elezioni del 1994, si presenta con un taglio piuttosto anomalo in termini di posizioni politiche rispetto alle tradizionali istanze repubblicane, in particolare sulla regolamentazione dell’immigrazione e della manodopera straniera. Su altri aspetti, in special modo i cosiddetti diritti civili, è invece in linea con le posizioni più estremiste della destra americana, a cui è giunto dopo aver rinnegato posizioni più liberatarie del passato: è infatti fermamente contro l’aborto, la ricerca sulle staminali e i matrimoni tra gli omosessuali. È apertamente a favore dell’esplorazione spaziale, mentre, per quanto riguarda i temi energetici e ambientali, è a favore di nuove trivellazioni petrolifere sul territorio nazionale e del nucleare, anche se si è espresso a favore dell’impiego congiunto di queste fonti assieme alle rinnovabili. Malgrado non ritenga l’uomo responsabile dei cambiamenti climatici, è a favore di sostegni economici alle imprese verdi e in generale alle riduzioni di CO2 nell’atmosfera. La sua proposta forse più esplosiva è però sul tema della giustizia: Gingrich propone infatti una riforma della corte suprema che eviti il mandato a vita e consenta al Presidente la possibilità di arrestare e rimuovere i giudici qualora ravvisi nel loro comportamento atti di tradimento contro l’America. Naturalmente, spetterebbe al Presidente la possibilità di decidere cosa sia o meno tacciabile di anti-americanismo.
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Steward Greenleaf |
Appena di rappresentanza si può considerare la candidatura di Stewart Greenleaf. Nato nel 1939, membro del Senato per la Pennsylvania ininterrottamente dal 1979, si è distinto nella politica locale per aver condotto efficaci campagne per l’abolizione del fumo nei luoghi chiusi nel suo stato. La sua politica si basa sul rilancio degli USA da ottenere tramite un’iniezione massiccia di liquido per abbassare il debito pubblico e rilanciare l’economia nazionale.
Jon Huntsman |
Quarto candidato è Jon Huntsman, classe 1960 ed ex governatore dello Utah. Di posizioni piuttosto nette sulla politica estera – aggressivo verso l’Iran, fermo nell’appoggio a Israele – ha presentato un piano economico che il Wall Street Journal ha definito imponente e positivo, basato su una progressiva riduzione e semplificazione delle imposte, in special modo a favore delle imprese. Piuttosto liberale sui temi etici, è a favore delle coppie di fatto – ma non del matrimonio – tra esponenti dello stesso sesso. In passato ha espresso posizioni favorevoli ad una legislazione verde che imponesse svantaggi economici alle industrie inquinanti, ma con l’inasprirsi della crisi economica ha modificato la propria posizione sul tema.
Forse anche per le proprie posizioni piuttosto moderate, è agli ultimi posti nella competizione elettorale secondo i principali istituti di sondaggistica.
Fred Karger |
Anche Fred Karger, nato nel 1950, ex attore, pare non avere alcuna speranza di intascare lanomination. Attivista per i diritti civili degli omosessuali, si è speso in numerose campagne contro la loro discriminazione e a favore della legalizzazione del matrimonio tra esponenti dello stesso sesso. È inoltre sostenitore della proposta di abbassare a 16 o 17 anni l’età per ottenere il diritto di voto.
Andy Martin |
Classe 1945, Andy Martin fa parte della schiera dei perennial candidates, ovvero quei politici che ad ogni elezione ripropongono la propria candidatura pur senza reali speranze di successo. Secondo i principali quotidiani statunitensi, sarebbe stato lui a spargere la voce – poi rivelatasi falsa – della fede islamica del Presidente Barack Obama. Nella sua carriera politica è già stato associato ad un caso di bancarotta e ad episodi di antisemitismo.
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James McMillan |
Perennial candidate è anche James McMillan, nato nel 1946 in Florida, veterano della Guerra del Vietnam, esperto di arti marziali ed ex investigatore privato. Le sue posizioni politiche sono ispirate al più puro populismo sia verso destra che verso sinistra. È a favore dei matrimoni omosessuali e ritiene il riscaldamento globale frutto di un ciclo naturale della durata di quindicimila anni; propone un taglio radicale delle tasse, e l’azzeramento di tutte le imposte federali, e al tempo stesso si batte contro i tagli al sistema assistenziale per gli anziani e alla scuola. Di fatto, tuttavia, il suo programma è fatto unicamente di proclami senza alcun piano di realizzazione di fondo.
Ronald Paul |
Quella del texano Ronald Paul, anch’egli quasi un perennial, rischia invece di divenire una candidatura molto forte, in grado di sparigliare i giochi delle primarie. Conservatore libertario, conserva estrema coerenza nelle sue proposizioni sulla sovranità nazionale – arrivando a proporre il ritiro degli USA dalla NATO – e sul libero mercato, che appoggia in tutto e per tutto. Ferreo sostenitore della Costituzione, è a favore del porto d’armi e contrario alla tortura, nonché all’eccessiva indipendenza del potere presidenziale. Fautore di un modello di stato leggero, intende limitare al minimo i poteri federali di intervento nelle politiche dei singoli stati in tema di giustizia, educazione e diritti civili.
Nei sondaggi più recenti, la sua candidatura è la terza in ordine di preferenze, dietro al tandem di testa Gingrich-Romney.
Rick Perry |
La candidatura di Rick Perry, governatore del repubblicanicissimo Texas, appare oggi in difficoltà dopo alcuni momenti di splendore. Tenacemente antifederale, attacca il diritto di Washington di imporre tasse e l’elezione diretta dei membri del Senato, considerato un organo federale e non una rappresentanza di enti locali. Le sue posizioni energetiche e sui diritti civili ricalcano il mainstreamrepubblicano mentre sul tema dell’immigrazione, vista la posizione dello Stato che governa, si pone in maniera nettamente più morbida rispetto a molti suoi compagni di partito. Vede nello scontro con la Cina il leitmotiv del XXI secolo, mentre dal punto di vista economico si è dichiarato a favore dell’aliquota unica sulla tassazione.
Buddy Roemer |
Ex governatore della Louisiana ed ex deputato, Buddy Roemer iniziò la sua carriera politica nel Partito Democratico, per poi passare ai repubblicani nel 1991. Sebbene il suo consenso all’interno del Partito Repubblicano sia piuttosto limitato, ha saputo ritagliarsi un posto nei movimenti minori, anche se la sua candidatura appare un atto puramente velleitario.
Mitt Romney |
Mitt Romney, classe 1947, ex governatore del Massachussets, è assieme a Gingrich il principale contendente alle primarie repubblicane 2012. Su molti temi ha più volte esposto posizioni sfumate, che se da un lato sono valse a non inimicargli nessun settore politico, dall’altro non hanno saputo offrirgli quella decisione e quel carisma necessari per il necessario salto di qualità verso il successo. Sul tema dell’aborto è un pro-vita moderato: non chiude infatti alle pratiche abortiste in casi di violenza sessuale, incesto o pericolo di vita per la madre, e ritiene che i singoli stati debbano decidere attraverso un processo democratico come porsi sul tema. Ha posizioni moderate anche sul tema delle minoranze etniche, religiose e sociali, con un atteggiamento forse paternalistico ma sicuramente più morbido dei suoi concorrenti alle primarie. Contrario alle unioni civili tra persone dello stesso sesso, è a favore di ideare nuove tipologie di unione che possano garantire i diritti minimali anche a questo tipo di coppie. Dal punto di vista economico è per un rilancio economico da attuarsi tramite il taglio delle tasse, ed una rinegoziazione dei trattati commerciali con la Cina per contrastare il crescente potere del gigante asiatico nel controllo del debito americano. Dal punto di vista energetico proclama l’autarchia per il Paese, al costo di sacrificare alle trivellazioni le aree protette come l’ANWR, e la riduzione dei gas serra solo su base volontaria, senza disincentivi dal punto di vista fiscale. Sul tema molto caldo dell’immigrazione, infine, Romney si pone a favore del potenziamento dei canali legali di ingresso allo scopo di contrastare più efficacemente l’immigrazione clandestina.
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Rick Santorum |
Ultimo candidato in ordine alfabetico è il senatore della Pennsylvania Rick Santorum, in rapida ascesa nei sondaggi anche se ancora molto lontano dai candidati più accreditati per la vittoria. La sua filosofia politica è il conservatorismo compassionevole, una sorta di welfare in salsa cristiana. Santorum è fermamente contro l’aborto e l’omosessualità, ed è a favore dell’insegnamento del creazionismo come alternativa scientifica all’evoluzionismo nelle scuole americane. Mal vede il potere della Corte Suprema in quanto composta di giudici non eletti dal popolo, si è dichiarato a favore della barriera tra USA e Messico e ha proposto una legge – mai approvata – per vietare la diffusione dei dati climatici raccolte dalle agenzie americane. Dal punto di vista della politica estera è un fedele seguace delle politiche di Bush e della sua guerra al terrore.
Gradimento dei candidati al 29/12/2011 (Gallup) |
I sondaggi più recenti – riportato quello Gallup – vedono un testa a testa tra Romney e Gingrich, con Paul terzo incomodo ma pesantemente staccato. Eppure, come dimostrano i precedenti in questa stessa campagna repubblicana, la situazione politica è molto fluida: sarà proprio la prima elezione in Iowa a dare un’indicazione precisa sull’umore dell’elettorato della destra americana, e soprattutto a portare sulla cresta dell’onda candidati le cui prestazioni dovessero dimostrarsi superiori all’attesa.
La vera corsa per le presidenziali 2012 inizia qui.