L’occupazione femminile resiste meglio alla crisi, il lavoro del futuro è donna?
Le statistiche che l’ISTAT pubblica ogni giorno sono tragiche per l’occupazione, il tasso di disoccupazione raggiunge il 12,7%, quello di occupazione cala, ma se volessimo osservare meglio tutti i valori scopriremmo delle differenze, di genere.
L’Italia non ha mai spiccato per uguaglianza dei sessi, anzi, il tasso di occupazione femminile rimane sotto il 50%, vergognosamente indietro rispetto al resto d’Europa, per fattori economici, legislativi, culturali, ma quel che ci importa è osservare la tendenza, cosa succede con la crisi?
Ebbene, pare che sia l’altra metà del cielo quella che se la stia cavando meglio, o meno peggio. Innanzitutto il tasso di partecipazione è in crescita, a dispetto della stagnazione di quello maschile. Si tratta della porzione di donne che o lavorano o stanno cercando lavoro. Lo vediamo nel seguente grafico sugli ultimi 10 anni:
Naturalmente quando si parte da valori così bassi è più semplice salire, nel caso femminile, mentre veniamo da epoche in cui il lavoratore tipo era uomo, e comunque al differenza rimane di 20 punti. Ancora inaccettabile.
Tuttavia i dati più interessanti sono nel tasso di occupazione e di disoccupazione, dove si osserva il crollo nell’occupaizone maschile, di ben 7 punti dal 2007-8 dal 71% al 64% e di solo 1 punto per quella femminile, dal 47% al 46%. Lo vediamo nel seguente grafico:
Il gap tra uomini e donne passa in dieci anni dal 24% al 17%. C’è stata una piccola rivoluzione con molte donne che hanno perso il lavoro ma altre che a differenza di quanto avveniva nei decenni passati hanno deciso di entrare nella quota attiva della popolazione, cercarlo, e in molti casi trovarlo.
E’ nel tasso di disoccupazione che la differenza tra i sessi diventa minima. Come vediamo dal seguente grafico da 5 punti si passa a 1 solo.
Naturalmente la disoccupazione è sofferta da tutti, ma ancora di più dagli uomini, le donne hanno avuto un calo maggiore fino al 2007, e poi un aumento minore di quello maschile.
Perchè questo fenomeno?
– Da un lato, come già detto, ci sono i piccoli numeri di occupazione attività femminile, peggiorare i quali era difficile, ed è anche immaginabile che quelle poche donne che cercano di impagnarsi nel lavoro siano già autoselezionate, quindi le più istruite, in tanti casi.
– I mutamenti culturali, per quanto lenti, che portano le donne giovani a non ritenere più una aspirazione quella di essere casalinghe, ma di iscriversi per esempio all’università e cercare una occupazione
– L’aumento dell’età pensionabile femminile ha una certa importanza, perchè erano soprattutto le donne a usufruire di pensionamenti anticipati, e leggi più favorevoli.
– L’aumento di importanza dei servizi a discapito dell’industria, gli operai, in maggioranza uomini, diminuiscono a vantaggio, per esempio delle occupazioni di servizio alla persona, spesso appannaggio femminile.
Quest’ultimo è un dato fondamentale, che ci dice molto sul futuro. Man mano che la tecnologia sostituisce molte professionalità, soprattutto nella manifattura, solo da mansioni labour intensive, come i servizi alla persona, può venire maggiore occupazione, e pare proprio che tra le occupazioni increscita, badanti, infermiere, nel settore della ristorazione e del turismo, quasi tutte vedano le donne come protagoniste. Forse il lavoratore del futuro è proprio donna.