Piero Marrazzo è indagato per falso e abuso d’ufficio. L’ex governatore della Regione Lazio è stato iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta che sta facendo tremare i polsi a mezza politica romana e laziale: la gestione dei rifiuti della Capitale, un terremoto cominciato meno di una settimana fa con l’arresto di Manlio Cerroni, proprietario dell’area della discarica di Malagrotta dove per trent’anni sono stati sversati i rifiuti romani. Insieme a Cerroni sono finite agli arresti anche altre sei persone.
Piero Marrazzo torna così nell’occhio del ciclone. Gli inquirenti stanno indagando su di lui: avrebbe rilasciato un’autorizzazione illegittima. L’attenzione della magistratura è rivolta all’ottobre del 2008: nonostante i poteri commissariali per la gestione dell’emergenza rifiuti fossero scaduti da qualche mese (il 30 giugno 2008), Marrazzo autorizzò la costruzione di un termovalorizzatore ad Albano Laziale, a due passi da Roma. L’impianto doveva produrre energia elettrica attraverso la combustione dei rifiuti. Il progetto era stato presentato dal Coema, un consorzio composto da Acea, Ama e Pontina Ambiente, una delle aziende di Manlio Cerroni.
Scrive il Gip Massimo Battistini che Marrazzo “non poteva non essere a conoscenza del fatto che i suoi poteri di commissario erano cessati da mesi”. Nessun errore, secondo il Gip: alcune intercettazioni in possesso della magistratura “sgombrano il campo dall’ipotesi che egli sia o possa essere stato indotto in errore dai suoi funzionari”.
Per il Gip “era sottinteso che vi era un’unità d’intenti” tra Marrazzo e Cerroni. L’autorizzazione sarebbe stata firmata per consentire l’inizio dei lavori così da far arrivare al consorzio Coema gli incentivi pubblici. Scrive il Gip che da alcune conservazioni telefoniche emergerebbe inoltre la partecipazione di Marrazzo “al progetto di rivisitazione della Via”, la Valutazione di impatto ambientale, negata su Albano dall’allora assessore regionale all’Ambiente, Filiberto Zaratti a fine marzo 2008.
La magistratura sospetta l’esistenza di un intreccio di rapporti illeciti tra la parte politica e quella imprenditoriale: un sistema che avrebbe gestito per anni lo smaltimento dei rifiuti. L’inchiesta potrebbe rivelarsi esplosiva. Molti alla Pisana temono che si stia per scoperchiare un pentolone. Il Messaggero cita un anonimo esponente della maggioranza in Regione Lazio secondo il quale “siamo solo all’inizio”. Manlio Cerroni verrà sentito dai magistrati in settimana.