Il ministro per i Rapporti col Parlamento, Dario Franceschini, parla alle colonne del quotidiano ‘Il Messaggero’ nella settimana più difficile affrontata da quando Letta siede a Palazzo Chigi. Le recenti critiche a Saccomanni ed il caso De Girolamo. E poi il governo al centro delle bordate di durissime opposizioni: il Movimento 5 Stelle e Lega Nord a cui si è aggiunta, ultimamente, Forza Italia. Il tutto condito dall’ipotesi sempre più reale del rimpasto: questo imporrebbe un’agenda politica, per l’anno 2014, al ribasso. E la disomogeneità del governo incide, come ovvio che sia.
Nonostante ciò l’ex segretario del Pd chiarisce come questo sia “un governo chiamato ad affrontare una situazione d’emergenza, con una situazione di blocco istituzionale, nessun vincitore alle elezioni, una crisi economica allarmante. E’ chiaro che una coalizione composta da avversari politici possa essere attraversata da fibrillazioni”.
L’uscita dalla maggioranza di Berlusconi e dei suoi non ha però creato l’affinità sperata in seno alla ‘grosse koalition’. Il Nuovo Centrodestra sarà l’avversario del Pd alle prossime elezioni, ma intanto, conferma Franceschini, il partito di Alfano “è una versione europea, civile del centrodestra italiano rispetto a tutte le anomalie del berlusconismo”.
E taccia come “approssimazione” le critiche di alcuni sindaci dem che sostengono la fine delle larghe intese. Al contrario parla di sfida senza precedenti, ma solo al patto che l’agenda 2014 si componga delle seguenti tre priorità: “Primo: gestione al meglio della crisi economica e sociale. Perché mentre si passano le giornate a sottolineare l’errore pur grave sugli insegnanti, si tralascia di vedere l’inversione di tendenza in atto sui consumi e lo spread che è sotto quota 200. Secondo: superamento definitivo del bicameralismo. Terzo, una legge elettorale che dia stabilità di governo. Se si fanno queste tre cose, chi arriva nel 2015 si troverà a governare in una situazione senza precedenti: di ripresa economica, con una Camera che fa le leggi e un governo certo e stabile. Un altro mondo”.
Barbara Jerkov, giornalista de Il Messaggero, coglie l’occasione per ‘pepare’ la discussione: la questione diventa, quindi, i rapporti Letta-Renzi: “Sono amico di tutti e due – dice il Ministro del governo Letta – so che hanno caratteri diversi e, in questo momento, anche ruoli diversi ma che sono assolutamente complementari. Mi fido di entrambi: Matteo ha posto in modo esplicito la sua candidatura per le elezioni politiche. Enrico ha detto che la sua esperienza di governo si conclude qui. Io credo a tutti e due”, chiarendo così il futuro dei due esponenti del Partito Democratico.
La Jerkov, però, insiste sulle lacerazioni dei due toscani. E punta sui programmi del sindaco di Firenze e del Presidente del Consiglio, sensibilmente differenti: “Io vedo due percorsi assolutamente paralleli”, sostiene l’ex segretario dei democratici. E continua: “L’agenda di governo, che ovviamente sta predisponendo il presidente del Consiglio in contatto con i partiti della maggioranza e che dovrebbe concludersi entro gennaio. Sempre entro il mese dovrebbe arrivare in aula alla Camera le legge elettorale, tema che stanno seguendo i partiti e Renzi”.
Capitolo legge elettorale. Modificare il ‘porcellum’ è ormai prorità. Per Franceschini la legge elettorale da approvare dovrà essere “quella che raccoglie più consenso, soprattutto dentro la maggioranza”, facendo sponda col capo del governo circa ‘con chi’ votarla. Su ‘quale’ legge elettorale approvare, il Ministro si schiera, invece, con Renzi per il sistema elettorale dei sindaci: “Questa è storicamente anche la posizione del Pd e dello stesso Matteo. Aggiungo che in un Paese come il nostro in cui ci sono tre forze politiche sul 30% ciascuna, l’unico in grado di dare governabilità è proprio il doppio turno”, chiudendo sul modello spagnolo per l’ingovernabilità che provocherebbero i grandi consensi affidati a Pd, M5S e FI.
Franceschini, infine, apre al rimpasto: “Non mi scandalizzo a rinnovare la squadra”, dice. La discussione dovrà essere però tra partiti che sostengono la grossa coalizione e Letta. E nonostante le voci, bocciate dal diretto interessato, di Mario Monti al MEF in un ipotetico Letta-bis, il ministro per i rapporti col Parlamento si schiera con Saccomanni: “E’ la persona che ha dato credibilità in Europa al nostro governo, e sappiamo quanto ciò sia importante. Quindi non credo proprio che qualche errore gestionale del suo ministero possa mettere in discussione una delle garanzie del governo in Europa”.