Referendum sulla Costituzione in Egitto: scontri tra sostenitori dell’ex premier Morsi e Forze armate
Sono cominciate alle 9 di questa mattina, le 8 italiane, le operazioni di voto sul referendum voluto dal regime egiziano forte dell’appoggio delle forze armate.
Più di 30mila i seggi messi a disposizione degli egiziani – sono 53 milioni i votanti ai quali bisogna aggiungere i 680mila espatriati che hanno già avuto la possibilità di votare tra l’8 e il 9 Gennaio in ambasciate e consolati sparsi per il mondo: le urne rimarranno aperte fino alle 21, ora de Il Cairo, stessa cosa domani.
Questa è la prima consultazione elettorale dopo il colpo di stato del 3 Luglio – che ha abbattuto il governo dell’ex Presidente Morsi: è considerata il banco di prova per il nuovo uomo forte egiziano, il generale Abdel Fattah Al-Sisi, comandante dello Stato Maggiore Interforze, Ministro della Difesa oltre che presunto orchestratore del colpo di mano che ha portato alla caduta del passato regime, che d’altra parte non ha ancora sciolto i dubbi sulla sua candidatura presidenziale.
Molta attenzione è prestata all’affluenza: dato di fondamentale interesse per verificare il consenso raggiunto tra la popolazione, in questi mesi, dai militari e dai politici da loro stessi nominati in virtù del quale poter acquisire la definitiva legittimazione a governare un paese sull’orlo del precipizio economico oltre che, tuttora, instabile dal punto di vista politico e dell’ordine pubblico.
Per questo motivo, il presidente ad interim, Adli Mansour ha raccomandato a tutti i cittadini: “di non venire meno alle responsabilità di cui siete debitori nei confronti della Nazione” e quindi di “andare ciascuno al proprio seggio per garantire a questo paese un futuro migliore”.
Dalla costituzione al vaglio degli elettori sono state espulse tutte le norme di matrice prettamente islamista approvate durante la Presidenza di Morsi – il presidente avrà mandato di 4 anni e potrà subire l’impeachment dal parlamento, l’Islam resta religione di Stato ma verranno tutelate le minoranze, uguaglianza uomo-donna, Ministro della Difesa nominato dall’esercito e in carica per due mandati presidenziali – la paura è che qualche norma prepari una deriva autoritario-reazionaria: tuttavia, date le lunghe code di fronte ai seggi formatesi sin dal mattino (è stato deciso perfino di aprire quattro seggi supplementari), visto che i Fratelli Musulmani e i loro alleati hanno sposato la causa del boicottaggio piuttosto che quella della bocciatura, con tutta probabilità il documento verrà approvato.
La stampa riferisce che solo il 15% degli egiziani aventi diritto di voto, abitanti all’estero, ha espresso la propria preferenza: al governo basta superare la quota del 33% di affluenza, la stessa grazie alla quale è passata la costituzione ai tempi di Morsi (quasi 64% di voti favorevoli).
Ma la tensione resta alta e in tutto il paese è enorme lo spiegamento di forze per il mantenimento della sicurezza – 200mila poliziotti, 150 truppe della sicurezza nazionale e 200 unità combattenti proteggono i seggi: i militari, secondo un comunicato del Ministero degli interni reso noto dalla tv di Stato, hanno l’obbligo di sparare contro chiunque tenti di aggredire gli elettori.
Nonostante questo la violenza si è abbattuta sull’Egitto: già stamattina un’autobomba è esplosa nel quartiere cairota di Inbaba, senza provocare feriti e danni particolarmente gravi alle cose, a Giza sembra siano stati arrestati 3 reporter di Al Jazeera, mentre negli scontri scoppiati in varie città del paese, in particolare Beni Suef e Sohag e la stessa Giza, sono caduti almeno 5, forse 8, sostenitori di Morsi.