Due mesi di governo Monti: quanto sono stati coerenti i partiti?

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Sono passati già 60 giorni dall’incarico che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha conferito all’economista, ed ora Presidente del Consiglio, Mario Monti. Due mesi, nella temporalità politico-parlamentare, sono un periodo abbastanza cospicuo, dove si sono verificati i primi piccoli movimenti in vista della tornata elettorale in programma per aprile 2013, sempre che l’esecutivo tecnico arrivi al traguardo finale della legislatura iniziata nel 2008.

[ad]Con 837 preferenze tra Senato e Camera, su 945 preferenze possibili, l’attuale governo può vantare la maggioranza più ampia mai avuta  nell’Italia repubblicana, composta dai seguenti partiti :  PdL PD UDC FLI ApI, Radicali ItalianiMpAFareitaliaPIDForza del SudNoi SudPLIPRILiberal DemocraticiIo Sud,  AdC,  PSIAut. Lib. Dém., MAIE. In totale fanno 19 partiti. Una maggioranza decisamente variegata, non c’è dubbio.

Premesso tutto questo, è interessante vedere come si sono mossi i principali partiti presenti in Parlamento in questi primi due mesi (l’elenco è in ordine meramente alfabetico) dando un’occhiata anche ai numeri dei sondaggi.

 

Futuro e Libertà : il partito del presidente della Camera continua il suo percorso silenzioso alle spalle dell’Udc, scomparendo quasi dai radar delle agende setting, e rimanendo appena al di là della soglia del 4% (4,3) nelle medie dei sondaggi. Dopo la ‘gaffes’ di Bocchino, che ventilava la candidatura di Monti per le elezioni 2013 alla guida di un cartello di centro-centrosinistra, il partito di Gianfranco Fini ricompare sulle cronache solo per due querelle del suo leader, ossia sulle indennità parlamentari e per un battibecco tra lo stesso Fini ed Alemanno. Davvero troppo poco per aspirare ad un ruolo che sia più di quello attuale, cioè lo sparring partner dell’Udc.  

 

Italia dei Valori : rimane all’opposizione, in coabitazione con la Lega, il partito di Antonio Di Pietro. Dopo l’iniziale sostegno ‘forzoso’ in fase di voto di fiducia (l’ex magistrato di Tangentopoli fu costretto infatti a fare marcia indietro sul sì a Monti dopo una reazione furiosa della base), i valoristi son passati effettivamente all’opposizione a metà dicembre 2011, al momento del varo della manovra, mettendo in risalto le divergenze con i democratici. Una posizione che si è resa necessaria vista la scomparsa (dall’esecutivo) della principale “raison d’etre” dell’Idv, cioé l’opposizione a quel Silvio Berlusconi che ora pare spostarsi in cabina di regia lasciando ad altri gli onori del palco nel teatrino della politica. I sondaggi danno Di Pietro & co. poco sopra al 6%: chi scrive è convinto che l’Idv sia pronto allo sbarco nel Terzo Polo; probabilmente è una convinzione che non si avvererà, ma qualcosa si muove all’ombra degli ulivi di Montenero di Bisaccia.

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[ad]Lega Nord : i primi a chiedere le elezioni anticipate, sono l’unica convinta opposizione all’esecutivo tecnico. In piena campagna elettorale, la Lega cerca una “riverginazione” politica per accreditarsi di nuovo agli occhi dell’elettorato. Il ritorno al qualunquismo populista (riapertura del parlamento padano in primis) fa arruffare i nasi dei non leghisti, ma forse ha ancora presa nell’elettorato nordista, come dimostra il leggero incremento delle ultime settimane, che hanno portato Bossi & co sopra il 9% (dato che fa il paio con l’aumento dell’esposizione televisiva dovuta alle ‘bravate’ in Parlamento). A questa prima fase, però, dovrà seguirne una seconda con atti un po’ più concreti, sennò per le camicie verdi si staglia all’orizzonte un futuro low profile, schiacciata – chissà – dal nuovo partito moderato/centrista.

 

Popolo delle Libertà : è diventato il partito dei distinguo, dei ‘voto sì ma non sono d’accordo’. Strana l’evoluzione del PdL, dall’arroccamento in difesa di Berlusconi alla minaccia di staccare la spina, ogni piè sospinto, al governo Monti. Dopo l’inevitabile crollo nei sondaggi tra ottobre e novembre 2011, i ‘berluscones’ hanno iniziato una lenta e difficilissima risalita (tornando nei sondaggi poco sopra quota il 25%) con un Berlusconi già in formato elettorale. Difficile però cancellare nell’elettorato gli ultimi mesi dello scorso governo: timidi i tentativi di avvicinamento all’Udc, molto più convinti quelli con la Lega, che però per ora (pubblicamente) risponde picche (vedi ‘riverginazione’ di cui sopra). Dopo aver rischiato il default con la fuoriuscita di Berlusconi, il PdL sta attenendo al tavolo dove si gioca la partita per il 2013, magari facendo un ticket politiche-elezioni presidenziali per far arrivare Berlusconi al Quirinale?

 

Partito Democratico : in ascesa fino a quando è rimasto in (quasi assoluto) silenzio, in stallo da quando la manovra ha evidenziato l’assoluta mancanza di incentivazioni alla ripresa dell’occupazione (se non una detassazione per gli under35) e la messa in discussione dell’articolo 18. Mosse, queste, che hanno dato il via al dibattito interno tra le posizioni – in tema di lavoro – di Stefano Fassina e Pietro Ichino, riacutizzando di nuovo le polveri ai mai tranquilli democratici. Diviso tra il sostegno responsabile e la ricerca dei voti nell’area oggi presidiata da IdV e SeL, Bersani ha scelto la politica del doppio binario (come sottolineato da Dario Di Vico sul Corriere della Sera a fine novembre), cercando di conservare la posizione privilegiata, a livello di preferenze, conquistata in questi mesi. Missione difficile per un partito come il Pd, abituato a dilapidare consensi acquisiti in mesi e mesi nel giro di pochissimo tempo.

 

Unione di Centro : il “partito del presidente” (citando così la definizione che i socialisti davano di loro stessi nei confronti di un ex inquilino del Quirinale, Francesco Cossiga, ad inizio anni ‘90) segue come un’ombra i movimenti dell’ex commissario europeo, dando carta bianca – incondizionata – a qualsiasi azione intrapresa dall’esecutivo. Mosse che, nel periodo immediatamente successivo alla nomina di Monti, hanno fatto impennare il gradimento centrista ; ma ora, con la prospettiva di tasse e di misure molto restrittive, l’Udc sta tornando su livelli pre-16 novembre, attestandosi comunque sopra il 7%. C’è da scommettere che Casini punti a tornare in esecutivo nel 2013, magari presentandosi come premier sostenuto da maggioranze molto larghe, e si sta lasciando tutte le porte aperte.