Francia: La conferenza stampa di Hollande, tra l’Affaire-Gayet e la svolta liberale
C’era grande attesa, martedì 14 gennaio, per la rituale conferenza stampa di inizio anno all’Eliseo del Presidente della Repubblica francese. Per François Hollande si è trattato del terzo incontro “istituzionale” con i giornalisti, accorsi in massa alla dimora presidenziale (circa 600 rappresentati di svariate testate) per quello che è diventato l’appuntamento mediatico più atteso dei primi giorni del 2014. Almeno dallo scoppio del cosiddetto “Gayetgate”, il caso del flirt segreto di Hollande con l’attrice Julie Gayet, 41 anni. L’affaire ha tenuto banco negli ultimi giorni su tutti i giornali, dentro e fuori i confini dell’Esagono, dopo le rivelazioni esclusive del magazine scandalistico “Closer”, che aveva pubblicato le foto del Presidente e del ritrovo d’amore clandestino a Parigi.
La vicenda ha poi assunto i contorni del giallo, sia per via delle indiscrezioni relative all’appartamento “galeotto”(secondo alcune fonti intestato a un attore corso legato alla criminalità organizzata), ma soprattutto dopo che la “Première Dame” di Francia Valérie Trierweiler è stata ricoverata in ospedale, in evidente stato confusionale a causa delle scottanti indiscrezioni che riguardavano il compagno. I media francesi hanno poi riferito che era stato lo stesso Hollande ad ammettere la liaison alla giornalista.
Inutile dire che il tema della relazione Hollande-Gayet sia stato un assoluto tormentone nelle ore che hanno preceduto la conferenza stampa. L’interrogativo era uno solo: chi avrebbe posto per primo la “domanda scomoda” al Presidente, anche alla luce del dibattito martellante sui confini tra vita privata e profilo pubblico di un Capo di Stato? Secondo i sondaggi, circa due francesi su tre ritengono, in ogni caso, che la storia della presunta amante presidenziale debba rimanere nell’alveo della intimité. Questo non è però bastato a impedire che la faccenda venisse sollevata nel corso dell’incontro con la stampa.
Dopo un prologo del leader socialista di circa 40 minuti, il dibattito ha avuto inizio. La fatidica questione è arrivata senza troppi giri di parole: “Valérie Trierweiler è ancora la first lady di Francia?”. Un Hollande evidentemente provato, ma preparato al fuoco giornalistico sul tema, ha mantenuto la barra dritta. Ribadendo la sacralità del rispetto della vita privata, Hollande ha però aggiunto che ci sono stati effettivamente dei “Momenti dolorosi” tra lui e la sua compagna. Monsieur le Président ha infine annunciato “Ulteriori chiarimenti prima del viaggio ufficiale negli Stati Uniti dell’11 febbraio” e che non avrebbe intentato azioni legali nei confronti del giornale autore dello scoop.
Prima del gossip presidenziale, il tema caldo al centro della discussione politica Oltralpe era però ben altro: la presunta svolta “liberale” dello stesso Hollande sul tema del fisco e del rapporto con le imprese. Un argomento di enorme rilevanza in relazione al rilancio della crescita economica e della “Inversione della curva di disoccupazione”, un mantra ripetuto a più riprese dai vari ministri competenti (Pierre Moscovici, titolare dell’economia, e Michel Sapin responsabile del Lavoro) nonché banco di prova decisivo per l’azione politica di François Hollande, sommerso dall’impopolarità.
L’economia è stato dunque il secondo volet-chiave in conferenza stampa. Hollande, in primo luogo, ha rivendicato i progressi ottenuti grazie all’attività del governo presieduto dal fedele Jean-Marc Ayrault, “Che ha permesso un arresto del declino economico”, pur ammettendo che “Occorre andare più veloce e più lontano”.
Lo step fondamentale in vista del rilancio è dunque il celebre “Patto di Responsabilità” tra esecutivo e imprese, già annunciato dal Presidente durante i classici auguri alla Nazione del 31 dicembre scorso e diventato la stella polare della politica economica governativa di qui al 2017. Hollande ha infatti annunciato ufficialmente la fine delle “Cotisations familiales”, gli oneri di previdenza e Welfare, a carico di aziende e lavoratori autonomi, programmato fino al termine della legislatura. Una boccata d’ossigeno per i privati alla ricerca disperata di competitività (sollecitata dal Medef, l’equivalente della nostra Confindustria), ma che contiene, d’altra parte, l’impegno di queste ad assicurare maggiori investimenti nell’Esagono per la creazione di posti di lavoro.
Una misura che è stata apertamente criticata alla sinistra del Partito Socialista, in primis dal Front de Gauche di Jean-Luc Mélenchon e dai comunisti, e giudicata troppo “timida” dalla destra e dal Front National. Lo stop ai contributi allo stato sociale da parte delle imprese ha di conseguenza sollevato l’interrogativo sulla stabilità delle casse del Welfare State transalpino, in funzione altresì della promessa “hollandiana” di non aumentare un carico fiscale già vessatorio. In tal senso, Hollande ha così tracciato la via di un’inevitabile diminuzione della spesa pubblica pari a “50 miliardi di euro tra il 2015 e il 2017, su cui vigilerà a cadenza mensile un apposito Consiglio Strategico della Spesa”.
Le nuove ricette di François Hollande hanno scatenato interpretazioni e speculazioni su una presunta svolta “Social-liberale” dell’inquilino dell’Eliseo, sulle orme di altri esponenti della socialdemocrazia europea come Tony Blair e Gerard Schroeder. “Sono socialista e rimango fedele alla mia identità (…) Le misure che ho illustrato dimostrano che lo Stato resta l’attore centrale nei rapporti economici”, ha ribattuto il Presidente nel corso dell’incontro con la stampa. E’ tuttavia fuor di dubbio che l’Hollande promotore del Patto di Responsabilità segna una (parziale) rottura con l’Hollande “pur et dur” di sinistra che, davanti a sostenitori e compagni di partito nella campagna elettorale 2012, giurava: “Il mio primo nemico è la finanza”.
Niccolò Inches (Twitter: @Niccolink)