Finlandia di nuovo al voto: stavolta i cittadini sono chiamati a scegliere il loro Presidente della Repubblica. Primo turno il 22 gennaio. Se nessun candidato otterrà la maggioranza assoluta il 5 febbraio ci sarà il ballottaggio.
[ad]Otto candidati si giocano una poltrona che assegna pochi compiti: essenzialmente rappresentanza, anche sela Costituzionepone il Presidente a capo della politica estera, gli assegna il ruolo di comandante delle forze armate e il compito di nominare di alcuni funzionari.
Sauli Niinistö è il candidato del Partito di Coalizione Nazionale: è stato speaker del Parlamento, ministro della Giustizia e ministro delle Finanze. Negli ultimi anni si è progressivamente allontanato dai riflettori ma è rimasto comunque una figura di spicco all’interno del partito. Nel 2000 gli era già stato chiesto di candidarsi alle presidenziali, inutilmente. Candidatura che arriva invece nel 2006, quando Niinistö fu sconfitto al secondo turno dalla socialdemocratica Tarja Halonen.
Il Partito laburista ha scelto il veterano Paavo Lipponen, classe 1941, ex capo del governo dal 1995 al 2003. Lipponen è stato il primo a scendere in campo, raccogliendo subito il sostegno del presidente Halonen e di Jutta Urpilainen, leader dei laburisti e attuale ministro delle Finanze.
Anche il Partito di Centro ha presentato un veterano, il 65enne Paavo Väyrynen, ma più per mancanza di vere alternative. Le due ex donne premier Anneli Jäätteenmäki e Mari Kiviniemi non hanno voluto candidarsi. Stessa decisione per il commissario europeo Olli Rehn. E alla fine l’unico nome rimasto in piedi è stato appunto quello di Väyrynen, ma non tutti all’interno del partito ne sono entusiasti.
Stesso discorso per Sari Essayah, eurodeputata di origini marocchine, che rappresenteràla Democrazia Cristiana.La Essayahè stata scelta dopo una lunga serie di discussioni che però non hanno convinto tutti: alcuni membri del partito hanno già anticipato che voteranno altrove.
Timo Soini correrà per i Veri Finlandesi. Leader del partito, al secondo assalto alla presidenza (nel 2006 raccolse il 3,4% dei voti) non ha avuto fretta: la sua candidatura è maturata lentamente, senza che ci fossero mai veri dubbi sulla sua volontà di partecipare.
Anche l’Alleanza di Sinistra ha impiegato tanto tempo per ufficializzare la propria candidatura: alla fine la scelta è ricaduta sul suo leader Paavo Arhinmäki, trentaquattro anni, attuale ministro della Cultura e dello Sport, nonostante proprio Arhinmäki avesse dichiarato di preferire che a correre fosse una donna.
Pekka Haavisto è l’uomo lanciato dalla Lega Verde. Politico di lunga data (entra in Parlamento nel 1987), è stato ministro dell’Ambiente nel gabinetto del socialdemocratico Lipponen, tra il 1995 e il1999. Halavorato con le Nazioni Unite.
La cinquantenne Eva Biaudet rappresenta il Partito popolare svedese. Anche lei ex ministro, ha guidato il dicastero della Salute e del Welfare tra il 1999 e il 2000 e poi di nuovo tra il 2002 e il 2003. È stata parlamentare tra il 1991 e il 2006.
Sin dall’inizio è stato chiaro che c’era un superfavorito: Sauli Niinistö, capace di raccogliere consensi trasversali, partendo dagli imprenditori e arrivando persino agli elettori del partito socialdemocratico. Ha tutte le carte in regola: è esperto, è popolare, ha visibilità, è considerato una figura indipendente.
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[ad]Stando ai sondaggi, nel corso dei mesi il suo vantaggio è calato passando dalla maggioranza assoluta al 38% (complice pure l’aumento progressivo degli indecisi). Una discesa lenta, la sua, che però non dovrebbe mettere in dubbio l’esito finale delle elezioni: tutti gli altri, infatti, sono intorno o al di sotto del 10%. Al secondo turno, Niinistö potrebbe mettere insieme anche più del 70% dei voti, a prescindere da chi sia a sfidarlo. In quel caso gli avversari più duri sarebbero Timo Soini e Pekka Haavisto: ma anche nella migliore delle ipotesi nessuno dei due otterrebbe più di un quarto dei voti.
La campagna elettorale ha tardato a scaldarsi. Il primo scossone lo ha dato il Partito di Centro, criticando aspramente Sauli Niinistö sulla politica estera e su quella economica. Sulle questioni interne, nessuno è andato controcorrente: c’è bisogno di tagli alla spesa pubblica e le nuove tasse sono inevitabili. Sulle modifiche parlamentari che rivedono (al ribasso) i poteri del Presidente della Repubblica, i candidati si sono frammentati. Massimo rispetto nei confronti del Parlamento da parte di Lipponen, convinto che la figura presidenziale continua ad avere comunque un importante ruolo in politica estera. Nessun problema da parte di Biaudet. Meno contenti Soini e Niinistö.
Ma questi argomenti hanno fatto solo da contorno. I temi più caldi sono legati all’economia e in particolare alla crisi del debito. A inizio campagna elettorale, praticamente ancora a bocce ferme, era già evidente come i due principali candidati – Niinistö e Lipponen – avessero a riguardo posizioni opposte. Dare più poteri all’Unione europea e meccanismi per disciplinare l’economia, dice Lipponen, suggerendo al governo di Helsinki di impegnarsi di più per metterela Finlandiaal centro del progetto europeo; l’integrazione deve fare un passo indietro, propone Niinistö, e la soluzione della crisi del debito dovrebbe essere affidata a dei ‘professionisti’, e cioè al Fondo Monetario Internazionale.
Nel corso della campagna elettorale si è parlato tanto della possibilità chela Finlandia entri a far parte della Nato. Un argomento, questo, sul quale praticamente tutti i candidati hanno sentito il bisogno di dire la loro. Favorevole Niinistö (anche se con l’andare delle settimane la sua posizione si è sfumata), assolutamente contrario Väyrynen. Contrario pure Arhinmäki. Per Haavisto l’argomento non è d’attualità ma dovrà essere ridiscusso in futuro. In realtà, tutto questo affannarsi intorno all’ipotesi Nato è sembrato fine a sé stesso: i finlandesi questo dibattito l’hanno seguito con un certo distacco. Anche perché, come dimostrano i sondaggi, tra la popolazione prevale una posizione molto precisa: niente Nato, ci sono altre cose a cui pensare.
Questi gli uomini e questi gli argomenti. Il 22 gennaio i finlandesi diranno come la pensano. Difficile che ci siano sorprese dell’ultim’ora: il vantaggio di Niinistö è di quelli che lasciano dormire tranquilli. A inizio febbraio, con tutta probabilità, sarà lui il nuovo Presidente della Repubblica finlandese.