‘La grande bellezza’ candidato agli Oscar
‘La grande bellezza’ candidato agli Oscar, il sogno si avvicina.
L’unico vero concorrente per Sorrentino sembra ormai essere il film candidato per la Danimarca, Il Sospetto di Thomas Vinterbers. Gli altri titoli per la categoria “miglior film straniero”, a fiuto, paiono quasi irrilevanti. L’Italia di nuovo sul red carpet? Già dopo la nomination sembrava possibile il pronostico favorevole, ma a pochi giorni dalla vittoria del Golden Globe, scaramanzia a parte, la meta è davvero vicina.
Resta da comprendere, facendo un’analisi più accurata possibile, quale sia appunto la “bellezza” che ha emozionato e colpito un pubblico così vasto travalicando anche il confine italiano. Il New York Times ha parlato di “metafora del declino italiano” e il regista Paolo Sorrentino aveva detto, all’uscita del film: «Quando sono stato negli Stati Uniti e ho mostrato il film sembrava piacesse molto, ma poi mi sono detto ‘chissà’ agli americani è piaciuta la libertà con cui è stato utilizzato il mezzo cinematografico e questa grande cavalcata dentro Roma e una certa umanità”.
Si è detto altresì che questo film è piaciuto agli americani perché ha una vena vintage che rimanda al neorealismo, che ricorda (probabilmente con l’intenzione di farlo) La dolce Vita. E il declino italiano di cui parla il più grande quotidiano statunitense è quella del filone che pone le radici nel Piacere dannunziano, fino ad arrivare a Federico Fellini. Sfondo e protagonista sempre Roma, con la sua Bellezza e le sue contraddizioni. Senza dubbio nella memoria americana è rimasto impresso il grande cinema italiano degli anni Cinquanta-Sessanta, e senza dubbio (che sia o meno una mossa in vista di un possibile Oscar) un rimando evidente a questo mondo c’è. Ma il protagonista, sempre un giornalista come in Fellini, questa volta è al contempo protagonista e personaggio distaccato nel mondo di malsana vacuità che il regista vuole dipingere. Ogni sua azione muove alla ricerca di questa “grande bellezza” che forse, in fondo, è solo la molteplicità delle personalità umane.
Di sicuro ciò che colpisce, in primis, è la mancanza di una trama definita, che pone in evidenza la caratterizzazione dei singoli personaggi e porta a concentrarsi sui contenuti, più o meno celati, che emergono dall’insieme delle relazioni umane e delle situazioni, dagli intrecci, dai frastuoni e dai silenzi. Questa la grande originalità rispetto agli ultimi anni, questo il cavallo di battaglia del nostro cinema che, grazie a Sorrentino, può tornare trionfante ad Hollywood.