Renzi sulle riforme assicura: “#Iononmollo” Ma Ncd-Sc-Pi avvertono: “Si rischia la crisi”
Sul futuro immediato della politica italiana si allunga l’ombra dell’accordo Renzi-Berlusconi e gli altri componenti della maggioranza di governo non sono contenti. Lo scrivono a chiare lettere in una nota i presidenti dei gruppi parlamentari minori della coalizione – Nuovo centrodestra, Scelta civica e Per l’Italia – dopo le consultazioni sulla riforma elettorale avviate da Matteo Renzi soprattutto con le forze di opposizione.
I tre gruppi “ritengono urgente un incontro di maggioranza per evitare che il sottile equilibrio su cui si regge il governo, anche per le tensioni interne al Pd stesso, provochi una crisi di governo al buio”. Il principio che per quei parlamentari deve passare è chiaro: le riforme istituzionali si concordano prima in maggioranza, poi all’esterno. Si dichiarano disponibili a discutere “in tempi rapidissimi” tre punti fondamentali: il superamento del bicameralismo perfetto, una legge elettorale “che garantisca rappresentanza delle culture politiche, governabilità e stabilità degli esecutivi”, magari col doppio turno, e una “significativa riduzione del numero dei parlamentari”.
Legge elettorale seria, via senato e province, cambiare le regioni. Mi hanno votato per questo. Molti cercano di frenare ma #iononmollo
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 17 Gennaio 2014
La nota, del resto, è figlia di un messaggio ben preciso, lanciato da Renzi attraverso Twitter: “Legge elettorale seria, via Senato e Province, cambiare le Regioni. Mi hanno votato per questo. Molti cercano di frenare, ma #iononmollo“. E come l’affondo non è piaciuto ai gruppi “frenatori”, Enrico Letta non aveva gradito più di tanto l’ennesimo pressante invito a realizzare le riforme lanciato dal segretario democratico alla direzione nazionale del Pd la frase “Se tiri troppo la corda salta tutto” è decisamente inequivocabile.
Restano dunque distanti le posizioni del neosegretario del partito (che vuole portare a casa a tutti i costi l’accordo con la legge elettorale, magari incontrando senza problemi Berlusconi e discutendo con lui) e una parte consistente del Pd (che di quell’incontro non vorrebbe sentire parlare e cerca di convincere in ogni modo il segretario perché non lo faccia).
E se alla posizione di Renzi fa eco l’atteggiamento semicritico di Pippo Civati (“Le rivoluzioni non le annunciamo ma le celebriamo dopo averle fatte”, precisando che l’eventuale legge elettorale è una bella cosa, ma “gli italiani si aspettano anche misure concrete sull’economia e di avere una classe politica al di sopra di ogni sospetto”), il segretario della Lega Matteo Salvini fa sapere di non essere stato invitato dal segretario Pd: “Io ci vado anche domani mattina a parlare di legge elettorale. Renzi se la canta e se la suona. Lui e Berlusconi faranno di tutto per mettersi d’accordo, hanno reciproca convenienza. Ma secondo me non ci riusciranno”.