Dal Sud Sudan non arrivano notizie e così la guerra in questo paese è stata “dimenticata” anche dai grandi media internazionali. In Italia quotidiani, radio e Tv l’hanno completamente messa da parte, come se non ci fosse.
Le notizie però ci sono. Il fatto che da Addis Abeba non si sappia niente è già una notizia. Tradotta significa che le due delegazioni non si riescono a mettere d’accordo, o almeno aspettano che sul terreno i loro mandanti abbiano fatto quelle conquiste territoriali che li rendono più forti e riconosciuti dalla comunità internazionale. Anche dal terreno arrivano le notizie. A farle circolare in questi giorni è stata una fonte autorevolissima, cioè il vice segretario generale dell’Onu Ivan Simonovic per i diritti dell’uomo che ha guidato una delegazione di osservatori a Juba e ha raccolto notizie da propri inviati sui campi di battaglie e nelle regioni più contese. Sono notizie drammatiche, che non sorprendono purtroppo.
Quella che segue è una parte della dichiarazione che Simonovic ha rilasciato alla stampa a Juba: “Le informazioni che ci giungono parlano di assassini di massa, esecuzioni extragiudiziarie, distruzioni su vasta scala, saccheggi e reclutamento di bambini-soldato che partecipano ai combattimenti più sanguinosi e vengono sacrificati, da una parte e dall’altra, come combattenti meno preparati, cioè quelli della prima linea lanciati in attacchi suicidi pena l’uccisione, nei casi di rifiuto, da parte dei loro comandanti”. Insomma ci sarebbero tutti gli elementi perché la comunità internazionale metta all’indice i due comandanti supremi, cioè il presidente Salva Kiir e il suo rivale ed ex vice presidente Riek Machar. Bisogna farlo in fretta, lasciare intendere ad uno di questi due che potrebbe ricevere riconoscimenti e accrediti internazionali in caso di vittoria, significa rendere questa guerra sempre più orribile, sempre più feroce e crudele.