Copia privata: si scrive SIAE, si legge Ministero (o viceversa)
Nei giorni scorsi il Ministro dei beni e delle attività culturali, Massimo Bray ha annunciato di voler comprendere meglio il fenomeno della c.d. copia privata, prima di varare il Decreto attraverso il quale, nelle prossime settimane, dovrà aggiornare le tariffe attualmente previste per l’ormai celebre “equo compenso”, l’importo che si paga quando si acquistano taluni dispositivi e supporti [pc, tablet, cd, dvd ecc], sul presupposto che potrebbero essere utilizzati per effettuare una copia ulteriore rispetto a quella – o a quelle – che il titolare dei diritti autorizza ad eseguire attraverso la licenza.
E’ con questo obiettivo che, a quanto si apprende, il Ministro si è poi affrettato a commissionare una ricerca di mercato allo scopo di verificare se e quanto i consumatori italiani utilizzino dispositivi quali smartphone, tablet e pc per effettuare copia private di opere protette da diritto d’autore.
E’ sembrata una autentica doccia fredda per la SIAE che, ormai, considerava l’aumento delle tariffe cosa fatta e già festeggiava i dieci milioni di euro in più che, nel 2014, avrebbe incassato e tenuto per sé, a titolo di “rimborso spese” per attività di gestione del c.d. equo compenso.
Un gesto di grande responsabilità del Ministro che si è rifiutato di adottare supinamente le tesi della SIAE e di credere ciecamente alle parole – e soprattutto ai numeri – di quest’ultima.
E’, tuttavia, ancora presto per festeggiare perché l’ultima puntata di quello che, se si trattasse di una fiction televisiva, sarebbe uno straordinario legal thriller ha davvero dell’incredibile.
Nei giorni scorsi, infatti, il Ministero dei beni e delle attività culturali ha trasmesso a diverse associazioni di categoria coinvolte nella vicenda un parere del comitato consultivo permanente sul diritto d’autore che ha sede presso il Ministero stesso con allegato lo schema del decreto che nei prossimi giorni – sentite le opinioni degli interessati e letti i risultati della ricerca di mercato – il Ministro potrebbe firmare.
Si tratta di un documento su carta intestata “Comitato consultivo permanente per il diritto d’autore – Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo” con tanto di stemma della Repubblica.
Lo schema di Decreto, come segnala una nota giusto sotto il titolo, reca in rosso le modifiche da apportare al Decreto attualmente vigente, inclusi, ovviamente gli aumenti tariffari proposti.
5 euro e 20 centesimi per uno smartphone ed altrettanti per un tablet, 6 euro per un computer e così via.
Sono questi gli importi indicati nello schema di Decreto, importi che se moltiplicati per il numero di pezzi che si stima saranno venduti nel 2014, significherebbero – come anticipato – che i consumatori italiani, nel corso dell’anno potrebbero arrivare a pagare una cifra-record superiore a 200 milioni di euro a titolo, appunto di equo compenso da copia privata.
Fin qui, nulla che non sia stato già anticipato.
La circostanza che lascia senza parole, tuttavia, è un’altra.
Il documento che il Ministero dei Beni e delle attività culturali ha diffuso, su propria carta intestata, è identico, riga per riga e parola per parola – numeri e cifre in rosso inclusi – a quello che SIAE, nelle scorse settimane, ha trasmesso al Ministero su propria carta intestata come già anticipato da queste stesse colonne.
Qui il documento su carta intestata MIBAC e qui quello su carta intestata “Società italiana autori ed editori (SIAE) – Direzione Generale – Roma”, per chi volesse verificare.
Si scrive MIBAC ma si legge SIAE, dunque.
Una storia che ha dell’incredibile, nella quale lo Stato si lascia dettare, parola per parola e numero per numero, da un soggetto portatore di un autonomo interesse – guai a dimenticarsi che SIAE guadagnerebbe dieci milioni di euro se il Ministero accogliesse i suoi “suggerimenti” in materia di copia privata – quello che un Ministro deve scrivere in un Decreto.
E’ già curioso che il Ministero, per il tramite del Comitato consultivo permanente sul diritto d’autore abbia incaricato – come si apprende leggendo il parere – proprio la SIAE di approfondire la questione ma è inaccettabile che un Ministero faccia sua pedissequamente una bozza di decreto trasmessale da uno dei portatori degli interessi in gioco.
Si è, evidentemente, passato il segno: SIAE non può continuare ad agire da soggetto pubblico quando si tratta di sostituirsi a Governo o Parlamento o di esigere il pagamento di quanto dovutole e da soggetto privato quando si tratta di sottrarsi al controllo delle tante Autorità –Mibac compreso – che, su di essa, dovrebbero vigilare.
E’ il momento di scegliere.
Ed è esattamente questo il senso di una mozione sulla quale il Parlamento dovrebbe votare lunedì, per impegnare il Governo a valutare lo scorporo delle funzioni pubblicistiche dall’attuale SIAE e l’eliminazione del regime di esclusiva legale che, attualmente, garantisce a SIAE una sostanziale posizione di monopolio sul mercato italiano dell’intermediazione dei diritti d’autore.