La prima neve, tra legno e miele per cicatrizzare la solitudine
La prima neve, tra legno e miele per cicatrizzare la solitudine
La prima neve è un film per la regia di Andrea Segre, che annovera nel cast di attori Jean Christophe Folly, Matteo Marchel, Giuseppe Battiston, Anita Caprioli e Peter Mitterrutzner. La sceneggiatura è di Andrea Segre e Marco Pettenello e il montaggio di Sara Zavarise.
Pergine, Michele (Matteo Marchel) ha undici anni, e vive in Val di Mocheni con la madre Elisa (Anita Caprioli) e il nonno paterno Pietro (Peter Mitterrutzner), apicoltore e falegname. La recente morte del padre ha lasciato il bambino in uno stato di grande sconforto e profonda solitudine; mentre il rapporto con la madre è teso e conflittuale, lui preferisce cercare appoggio e amicizia nello zio Fabio. Intanto Dani (Jean Christophe Folly) originario del Togo, scappato dalla Guerra in Libia e ora ospite di un centro di accoglienza, è incapace di vivere pienamente la sua paternità a causa del dolore che l’ha accompagnata.
L’incontro tra Michele e Dani avviene quando quest’ultimo va a lavorare da Pietro, mentre intanto si avvicina l’inverno e con esso la neve che Dani non ha mai visto. In questo intervallo di tempo l’uomo e il bambino imparano a conoscersi reciprocamente e a conoscere sé stessi, riuscendo, forse, a far cicatrizzare le proprie ferite.
La prima neve, secondo film di Andrea Segre, segue Io sono Li , cui può essere accostato in virtù del tema affrontato, ovvero il rapporto che si viene a creare tra persone e luoghi, sia che appartengano a essi dalla nascita, sia che vi siano “approdati” spinti dal caso. Come Shun Li, Dani è giunto in un Paese di cui non conosce tradizioni e società, ma a differenza della donna cinese, non è vittima del razzismo strisciante.
Tuttavia con La prima neve il regista non intende ricalcare il percorso del film precedente. Sia Dani che Michele hanno introiettato il dolore e il senso di emarginazione, sensazioni scaturite in entrambi i casi da un lutto inaccettabile e incomprensibile, che ha straziato molte vite. Sia l’uomo che il bambino sono circondati da persone che vorrebbero aiutarli (Pietro nel caso di Dani, Elisa nel caso di Michele), ma tutti e due hanno come “costruito”, più o meno inconsapevolmente, un muro che apparentemente li protegge, ma in realtà li isola. In questo caso, quindi, il bosco non è il luogo fiabesco in cui s’incontrano pericolosi lupi, bensì lo spazio in cui può attecchire una solitudine che si fa cammino comune.
Nel bosco si mescolano luci e ombre. S’incrociano, simboleggiando vuoti e pieni, spazi di vita tra silenzio e rumore. E’ come se gli alberi volessero fuggire dal bosco, ma non possono, e così crescono cercando la luce, si allungano per svettare sugli altri, eppure rimangono ancorati lì, uno accanto all’altro, disegnando file regolari che demarcano prospettive.
“Le cose che hanno lo stesso odore devono stare insieme” dice Pietro parlando di legno e miele. Dani e Michele hanno in sé lo stesso odore dell’assenza, e questo li porta a credere di non essere più in grado di amare i loro cari. Ma la prima neve, probabilmente, offrirà loro una nuova visione del mondo, esterno e interno.
Definito un film “urgente e ipnotico”, La prima neve è la prova ulteriore del fatto che nel nord est ci sono cineasti emergenti di grande talento, e quindi meritevoli di essere seguiti. Non resta quindi che “tenere d’occhio” Segre, e attendere il suo terzo film.