Matteo Renzi presenta alla direzione Pd la sua proposta di legge elettorale rettificata, con il doppio turno anti-larghe intese.
“Il superamento del bicameralismo perfetto va nel senso della semplificazione” spiega Renzi. “La politica deve saper decidere, basta seminari”. “Sul Titolo V abbiamo sbagliato, la riforma è stata fatta in fretta e furia. Ciò comunque non significa assolvere le storture della burocrazia centrale”. In ogni caso, aggiunge Renzi, “ci sono competenze regionali che devono tornare allo Stato: per esempio, energia e promozione turistica”.
“Noi proponiamo la distribuzione dei seggi con una ripartizione nazionale e non su circoscrizione, anche se Forza Italia avrebbe preferito un modello spagnolo che avrebbe favorito i grandi partiti”. In sostanza la proposta portata da Renzi al Pd vuole scongiurare il ripetersi di coalizione come l’Unione di Prodi del 2006. “Quella era una coalizione di Biancaneve e i sette nani che ha riportato Berlusconi a Palazzo Chigi”. “Chiamate come volete questa legge, anche Italicum”.
“Veniamo incontro ad altre forze politiche assegnando un premio di maggioranza che porti tra il 53% e il 55% dei seggi se uno ottiene almeno il 35% dei consensi”. E se non si arriva al 35%, com’è avvenuto alle ultime elezioni del febbraio scorso? “Se nessuno raggiunge la soglia minima, scatta il doppio turno tra le due coalizioni che,senza possibilità di apparentarsi, rigiochino la partita davanti agli elettori. Chi vince riceverà il 53% dei seggi”. La proposta dei dem prevede anche soglie di sbarramento: “Il 5% per chi si coalizza, l’8% per le liste che non si coalizzano e il 12% per le coalizioni”.
E le preferenze? Qui Renzi puntualizza: “La legge prevede dei piccoli collegi plurinominali con al massimo 4 nomi. L’accordo politico raggiunto con Forza Italia non prevede le preferenze”. Renzi si impegna però a fare le primarie per i parlamentari e il vincolo assoluto della rappresentanza di genere.
Il segretario poi ammonisce che la bozza di legge elettorale su cui si è raggiunta una prima intesa politica non può essere presa ‘à la carte’: “E’ un complicato castello che sta in piedi se tutti i tasselli stanno insieme. Chi immaginasse di intervenire in Parlamento per modificare qualcosa di fondamentale, sappia che manda all’aria tutto, comprese le riforme del Titolo V e del Senato. Non è una riforma à la carte”.
Infine il segretario del Pd ribadisce la bontà dell’incontro con Berlusconi: “Non rinuncerò mai all’abolizione del Senato, alla revisione del Titolo V e alla nuova legge elettorale solo perchè Berlusconi è d’accordo con me. Questo è indice di una subalternità culturale incredibile”. “La legittimazione politica di Berlusconi dipende dal suo consenso, non da Matteo Renzi”.
Dopo Renzi, prende la parola Gianni Cuperlo, presidente del Pd: “Proposta Renzi non ci convince, presenta diversi dubbi di costituzionalità. La soglia del 35% è troppo bassa e finirebbe per invalidare il doppio turno. Bisogna alzarla almeno al 40%”. Un’altra controindicazione è che l’Italicum “non prevede le preferenze, non basta dire che faremo le primarie per i parlamentari, anche perchè le abbiamo già fatte. Quindi o si rendono obbligatorie per legge le primarie oppure si introducono le preferenze, perchè gli italiani hanno il diritto di votare per il proprio parlamentare”. Secondo Cuperlo anche la soglia di sbarramento all’8% per i partiti che non si presentano in coalizione non va bene: “Danneggerebbe la rappresentanza, perchè vorrebbe dire tenere fuori dal Parlamento una forza che ha preso 8 milioni di voti”
Approvata a larga maggioranza la relazione sulle riforme del segretario Matteo Renzi: 111 voti favorevoli, 34 astenuti, nessun contrario.