Legge elettorale, altro che ‘Italicum’ per Giovanni Sartori è un ‘Pastrocchium’
La bozza della nuova legge elettorale sta infiammando il dibattito. Ad esprimersi commentatori politici, opinionisti, studiosi della materia elettorale. Tra i commenti più critici verso la proposta presentata ieri in direzione da Matteo Renzi è il professor Giovanni Sartori: l’uomo cui si deve la definizione di ‘Porcellum’ della legge elettorale attualmente in vigore.
Cosa pensa Giovanni Sartori della proposta? Ecco la risposta del professor Sartori: “la riforma disegnata da Renzi e Berlusconi la chiamerei ‘Pastrocchium’. È tutta sbagliata. È una legge elettorale assurda, controproducente e che non rimedia a nessun problema, ma probabilmente aggrava quelli che già ci sono”. Queste le parole del politologo Sartori in una intervista rilasciata ad ‘Agorà’, programma in onda su Raitre.
Per Sartori, “questo accordo è un espediente per Renzi per diventare presidente del Consiglio, e per Berlusconi per rimettersi in gioco. Berlusconi è il più bravo di tutti, in campagna elettorale se li mangia tutti. Renzi è sveglio, è svelto, ma non ha la furbizia di Berlusconi, è ancora un peso leggero. Renzi è un Giamburrasca, agita tutti, parla con tutti, ma poi crea il ‘Pastrocchium'”.
Sartori si dice poi favorevole a un sistema che non preveda la scelta diretta degli elettori: “Tutti si dimenticano che le abbiamo abolite le preferenze. Le preferenze sono controllate meticolosamente al sud dalla mafia, perchè basta un dieci per cento per spostare una maggioranza. Mentre al nord sono pochissime, e quindi gli apparati di partito provvedono loro. Quindi il Parlamento dei nominati è sempre esistito e sempre esisterà finchè non si passerà al doppio turno alla francese”.
Travaglio “Le liste bloccate sopravvivono al Porcellum” – Altre critiche alla proposta di riforma elettorale arrivano dal commentatore politico ed autore Marco Travaglio. Cosa c’è che non va per Travaglio? Le liste bloccate sopravvivono intatte al Porcellum, sottraendo la scelta agli elettori e lasciando ai segreatri di partito il potere di vita o di morte sugli eletti, anzi sui nominati, perpetuando le nomenklature dei fedelissimi e dei mediocri a scapito degli indipendenti e dei migliori. Renzi obietta che anche le preferenze sono una schifezza, e ha ragione: quando gli italiani poterono decidere con il referendum del 1991, le abrogarono limitandole a ua sola per ridurre i costi delle campagne elettorali (primo movente di Tangentopoli) e spezzare le cordate che consentivano il voto di scambio e il controllo mafioso e clientelare dell’elettorato.
Giuseppe Spadaro