Il M5S sull’Italicum, tra rabbia e malumori
Il M5S sull’Italicum, tra rabbia e malumori
Con l’Italicum, il sistema tratteggiato ieri sera da Matteo Renzi alla direzione Pd, sarebbero tra le poche, pochissime forze politiche a entrare alla Camera. Eppure non si può proprio dire che il MoVimento 5 Stelle sia soddisfatto della proposta in materia elettorale. Anche e soprattutto perché, alla stesura di quelle potenziali norme, gli eletti legati a Grillo proprio non hanno partecipato, subendo completamente le decisioni prese dai partiti.
Questo perché, da una parte, probabilmente nessuno ha seriamente pensato di consultarli, ma dall’altra avrebbe contribuito quella che per molti è una vera politica di autoesclusione, voluta in base alle direttive di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Di certo c’è la rabbia che viene “dalla constatazione che gli altri partiti – così fa sapere il responsabile della comunicazione M5S al Senato, Claudio Messora – fanno le leggi solo per autoconservarsi, per tutelare i loro interessi”. A costo di maciullare i partiti più piccoli, al punto da far dire a Danilo Toninelli, l’esperto di legge elettorale del M5S, che “Renzi è come il Duce, anzi, peggio”, bollando l’Italicum come “una porcata antidemocratica”.
Mentre in Rete continua a svilupparsi la consultazione stellata sulla legge elettorale da presentare, che sarà presentata in Parlamento a febbraio, quando probabilmente il testo indicato da Renzi sarà già in aula da tempo, qualcuno nel M5S sembra molto meno contento dell’atteggiamento tenuto dal gruppo sin qui.
Persone già critiche nelle settimane scorse come Lorenzo Battista e Francesco Campanella non nascondono le loro perplessità: il primo si chiede “Perché siamo stati alla finestra” rispondendo a Renzi “tre no e una pernacchia”; il secondo invita ad aggiustare la linea politica, “togliendo un po’ di pepe e aggiungendo un po’ di carne”. E non perché l’atteggiamento di Renzi vada bene (“Lui considera irrilevante la condanna passata in giudicato di Berlusconi”, accostando le loro visioni delle istituzioni a quella di Licio Gelli), ma chiede che sia compresa l’importanza di “entrare nella discussione e condizionare le scelte”. Come a dire, forse, che per arrivare in tempo vale la pena rischiare di “contaminarsi”.
(g.m.)