I risultati della Commissione Giovannini
Poche notizie di attualità politica hanno colpito l’opinione pubblica, negli ultimi tempi, come il mancato taglio agli emolumenti dei parlamentari, alimentando una nuova ondata di polemiche anti-Casta ravvivate ulteriormente dai pesantissimi sacrifici richiesti ai cittadini dall’ultima manovra economica del Governo Monti.
[ad]Colpisce da un lato l’ignavia dell’esecutivo, che in base alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio si ritiene titolato a intervenire sulla tassazione e sulle pensioni dei cittadini e non ritiene invece di avere il diritto a intervenire sulle retribuzioni dei Parlamentari; colpisce dall’altro lato la melina operata dal Parlamento stesso nel non procedere, in un clima già saturo di livore contro la classe politica, a quello che non potrebbe essere etichettato se non come atto di equità e giustizia.
Le camere, nell’ottica di un progetto di armonizzazione delle retribuzioni dei parlamentari alla media europea, avevano avviato tramite il Decreto Legge 98/2011 convertito in Legge 111/2011, un’indagine comparativa dei guadagni dei parlamentari di vari stati UE (Germania, Francia, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Austria).
Il gruppo di ricerca, guidato dal presidente dell’Istat Enrico Giovannini e comprendente eminenti personalità del mondo accademico in ambito statistico, avrebbe dovuto restituire il risultato delle proprie ricerche entro il 31 dicembre 2011 in modo da procedere, con l’apertura dell’anno nuovo, al tanto agognato adeguamento degli stipendi dei parlamentari.
Il risultato offerto da Giovannini con la chiusura dell’anno nuovo può essere riassunto in poche, scorcentanti, parole: non luogo a procedere.
Secondo quanto emerso dalla commissione di indagine le retribuzioni dei parlamentari italiane non sono né più alte né più basse di quelle dei loro colleghi europei, ma sono semplicemente non comparabili. Fiumi di parole sono seguiti a questa paradossale dichiarazione, impegni dei politici a procedere con non meglio definiti tagli agli stipendi, proroghe al termine delle attività della commissione per cercare di raggiungere una maggiore chiarezza nei risultati, ma la sensazione, nell’opinione pubblica, è quella di un ennesimo colpo di spugna, il solito annuncio di buone intenzione a cui, con una motivazione più o meno futile e incomprensibile, non seguirà nessun atto concreto.
Eppure, grazie all’ausilio della rete, è possibile per i cittadini italiani avere un maggiore controllo dell’operato dei propri rappresentanti: nel caso specifico, è a disposizione il sito internet della commissione sulla comparazione delle retribuzioni dei parlamentari italiani ed europei, di modo che ciascuno possa esaminare i dati ricavati dalla commissione e azzardare le proprie conclusioni. Aquesto link è a disposizione il report aggiornato con le attività della commissione al 31 dicembre 2011.
La prima parte del documento offre, oltre ad una panoramica sulla normativa di riferimento e sulla composizione della commissione, un’attenta analisi del perimetro delle indagini effettuate, ed in particolare narra i problemi che i componenti del gruppo hanno dovuto affrontare nell’applicare i concetti retributivi italiani a legislazioni differenti e a paragonare assemblee legislative di Paesi diversi – nazionali e locali – spesso con funzioni e poteri differenti tra loro.
Successivamente viene presentata la nota metodologica utilizzata per il calcolo: per ciascun ruolo/ente – si intendono conteggi separati per il Presidente, i membri del consiglio ed eventuali dirigenti – il valore medio ricavato dalla commissione, che dovrebbe costituire il limite massimo da utilizzare in Italia per le retribuzioni di tale ruolo/ente, è una media tra i valori ottenuti per ciascun paese pesati sul PIL di tale paese per l’anno di riferimento (2010). Per rendere ulteriormente efficare il calcolo, il valore del PIL è stato espresso non in euro ma in PPA (Parità dei Poteri d’Acquisto), tenendo quindi conto della differenza dei prezzi tra i vari Paesi presi in esame pur in parità di un’unica valuta.
Il peso degli Stati nella valutazione delle retribuzioni medie |
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