Spadoni (M5S): “Via la mini-Imu tassando il gioco d’azzardo, i due volti del Pd”
Spadoni (M5S): “Tassare il gioco d’azzardo per togliere la mini-Imu, i due volti del Pd”
La legge di conversione del decreto-Imu è attualmente in discussione alla Camera e, con essa, anche la questione della mini-Imu che milioni di cittadini dovrebbero pagare entro venerdì. Un’ipotesi che in Parlamento qualcuno ha cercato di scongiurare con forza, magari facendo saltare fuori gli oltre 400 milioni di euro necessari da altre fonti. Ad esempio da un prelievo fiscale una tantum sul gioco d’azzardo.
A proporre la misura è il MoVimento 5 Stelle, che ha tentato di metterla all’attenzione dei deputato attraverso un emendamento, respinto in commissione Finanze ma ripresentato in assemblea. Prima firmataria dell’emendamento, la deputata reggiana del M5S Maria Edera Spadoni: l’abbiamo raggiunta ieri in aula, chiedendole anche qualche previsione sulla durata della legislatura e un’opinione sulla legge elettorale dopo la sentenza della Consulta.
Cittadina Spadoni, per voi per togliere la “mini-Imu” bastava tassare il gioco d’azzardo?
Mi faccia precisare che la proposta non è del MoVimento 5 Stelle, ma del presidente dell’Anci Emilia Romagna, che semplicemente richiedeva di aumentare la tassa sui giochi per coprire la “mini-Imu” di gennaio. Ricordo che questa imposta riguarda più o meno 10 milioni di italiani in circa 2400 comuni. Noi chiedevamo semplicemente un aumento della tassazione per coprire i 470 milioni che servivano come copertura per evitare che questi milioni di italiani pagassero questa rata.
Che ne è stato di quella proposta?
È stata presentata in commissione finanze come emendamento, ma è stato bocciato: hanno votato contro tutti i gruppi a parte la Lega Nord e Sel. Io chiaramente anche nell’intervento ho ricordato alcuni dati: ci sono circa 800mila persone in Italia con problemi legati alla ludopatia, il gioco d’azzardo è genericamente tassato in media al 10-12%, mentre abbiamo l’Iva al 21% [22%, ndr]. Ci sembrava un emendamento assolutamente di buon senso.
Se non sbaglio lei parla anche da reggiana, visto che il territorio di Reggio Emilia ha una tradizione di contrasto alla ludopatia: queste proposte per lei avranno un peso particolare…
Guardi, ha un peso particolare perché – è emerso anche parlando con Matteo Iori, presidente dell’associazione Papa Giovanni XXIII di Reggio – il fenomeno della ludopatia è molto accentuato anche a Reggio Emilia, come in Emilia Romagna. La cosa dal mio punto di vista più “indecente” è il fatto che dei gruppi, ad esempio del Partito democratico, decidono di andare sul territorio e dire “Facciamo la lotta alla ludopatia”, mentre poi ci si ritrova a settembre 2012 il “decreto Balduzzi”, che elimina le distanze minime tra le slot e le scuole e gli ospedali; ci si ritrova ad agosto 2013 il decreto Imu del governo Letta, che conteneva il condono – dai 2,5 miliardi di euro a 600 milioni – della multa ai concessionari che avevano evaso… Alla fine quello che succede è che i gruppi, soprattutto il Pd, che sul territorio dicono una cosa, in Parlamento fanno altro.
Settimane fa aveva fatto molto rumore il voto favorevole di un numero consistente di senatori del Pd a un emendamento di Ncd che finiva per ridurre i trasferimenti statali alle regioni e agli enti che ostacolavano la diffusione del gioco d’azzardo. Può essere che non si siano accorti di quello che stavano votando, commettendo una leggerezza più che un atto in malafede?
Guardi, se queste persone votano un emendamento e non lo leggono, è una responsabilità politica che si devono prendere. Quell’emendamento di fatto toglieva aiuti ai comuni che disincentivavano il gioco: in Senato poi si è posto rimedio perché ci si è resi conto di quanto è successo, ma non so se sia più grave dire “l’ho letto e l’ho approvato” o “non l’ho letto, ma l’ho votato”. È una cosa che non sta né in cielo né in terra. Le dico: ci sono errori? Quello che io so è che, all’epoca del decreto 102 che aveva nei fatti ridotto la multa ai concessionari di slot da 2,5 miliardi a circa 650 milioni, il 100% del Pd alla Camera ha votato a favore e altrettanto ha fatto al Senato. Questo è un fatto, non ci sono interpretazioni.
La bocciatura del suo emendamento significa che non c’è più modo di intervenire su quella materia e di evitare il pagamento della mini-Imu?
Noi chiaramente abbiamo ridepositato l’emendamento in aula a Montecitorio: oggi [ieri, ndr] dovrebbe cominciare la discussione generale qui alla Camera e chiaramente ci batteremo perché questo emendamento venga approvato dall’aula, visto che in aula ci deve arrivare. Fiducia permettendo ovviamente: se il governo decide di porre la questione di fiducia, gli emendamenti non vengono nemmeno considerati.
Di fatto, secondo lei, il Pd ha possibilità di “redimersi”?
Questa cosa la deve chiedere al Pd, non a me (sorride). Io l’intervento in commissione Finanze l’ho fatto, sicuramente farò anche l’intervento in aula… io per esperienza – ma ripeto, questa è una cosa che deve chiedere ai miei colleghi del Partito democratico – posso dire che i gruppi non hanno mai cambiato idea, non hanno mai manifestato un voto discordante da quanto dicevano le segreterie. Dubito quindi che cambino idea, ma chiaramente ci spero.
Secondo lei quanto dura ancora la legislatura?
Beh, dal mio punto di vista dovremmo andare subito alle elezioni, in quanto questo Parlamento è illegittimo, chiaramente. Per il resto non saprei: diciamo che adesso con il semestre europeo che viene, con il bell’inciucio Berlusconi-Renzi che è stato fatto cinque giorni fa e ha trovato i due concordi nell’andare avanti, credo che si procederà ancora un altro po’. La cosa più terribile, dal mio punto di vista, è che si vada avanti con un condannato – perché di questo si tratta – uscito dal Senato proprio perché ha compiuto atti illegali: è terribile che il nuovo segretario di un partito vada a parlare con un condannato per discutere di legge elettorale e di questioni riguardanti la Nazione. Non saprei bene nemmeno trovare un aggettivo.
Questa legge elettorale che è rimasta in piedi dopo l’intervento della Consulta le piace?
Bisognerebbe iniziare a pensare a una legge elettorale con un Parlamento legittimato. Questo è il punto, non si tratta di piacere o non piacere: si tratta di dire che questo Parlamento non è legittimato a fare una legge elettorale.