Legge elettorale, il fronte silenzioso cattolico critica l’accordo Renzi Berlusconi
Legge elettorale, il fronte silenzioso cattolico critica l’accordo Renzi Berlusconi
L’ormai pluricommentato incontro Renzi-Berlusconi ha sollevato valutazioni, dissensi e consensi in quasi ciascuno dei 50 milioni di elettori italiani. Al momento il fronte mediaticamente più esposto è quello del dissenso interno al Pd dove la fuoriuscita di Cuperlo pare esser stato il primo sassolino di una valanga in via di formazione: scissione?
“Lotta” parlamentare della corrente post-bersaniana alla legge elettorale? Al momento non è dato saperlo. Quel che è certo è che una parte del Pd- quella dalemiana – commette con Renzi lo stesso atavico errore che commette dal 2004: assecondarlo per cercare di ottenere qualcosa. I risultati, da dieci anni a questa parte, sono stati quasi nulli.
Detto questo, si arriva ad un altro fronte aperto. Un fronte che sta scorrendo silenzioso sui media, ma che rischia di aver danni maggiori rispetto a quelli della componente interna ai democratici.
Tra le valutazioni negative all’incontro/accordo tra Renzi e Berlusconi si è infatti schierata l’ACLI, cioè l’Associazione cristiana lavoratori italiani. In un pezzo di Famiglia Cristiana dall’eloquente titolo “Le Acli bocciano l’accordo Renzi-Berlusconi” il presidente dell’associazione, Gianni Bottalico, non perde tempo nell’affermare che “Se passa l’accordo Renzi-Berlusconi sulla riforma elettorale, così com’è stata presentata fino a oggi, non si supererà la Seconda Repubblica, anzi, si manterranno tutti gli aspetti peggiori del Porcellum, che sono quelli, poi dichiarati illegittimi dalla Corte Costituzionale. E cioè le liste bloccate e l’ampio premio di maggioranza”.
Un colpo basso per l’ex scout ed amico dei massimi dirigenti nazionali dello scout italiano che fanno riferimento all’AGESCI. Una presa di posizione approfondita in un secondo momento sottolineando come “L’iniziativa del segretario del Pd ha dato l’ennesimo spazio al protagonismo di Berlusconi”, affondando il colpo sul leader di Forza Italia: “se ci fosse già stata una legge chiara sui partiti, credo che l’incontro non si sarebbe potuto svolgere, perché ci sarebbe stata incompatibilità per un pregiudicato di occupare oltreché un seggio in parlamento anche la segreteria di una formazione politica”.
Nel complesso mondo della politica legata al cristianesimo, queste sono parole molto significative che rischiano di risultare determinanti non tanto in questa fase politica, fluida e che vedrà continue alleanze-rotture-riappacificazioni tra correnti, partiti e tra correnti di diversi partiti (esattamente come avveniva nella Prima Repubblica), quanto nel più determinante confronto dell’urna, dove l’elettorato cattolico – è bene ricordarlo – è componente fondamentale per la vittoria o meno. Nello stesso solco si può inserire anche la presa di distanza di Scelta Civica, con il senatore Maran che esplode con un “Non posso continuare ad accettare che Sc vada bene al Partito Democratico quando c’è da tirare la carretta” .
Nelle ultime ore – sempre sulla legge elettorale – pare esser poi spuntata anche un’ultima posizione contraria, quella di SEL ma, visto il tenore delle parole di Nichi Vendola nella sua ultima ospitata ad “Otto e Mezzo”, lì la strada sembra quella del cieco servilismo al segretario Pd – a qualsiasi condizione – per garantirsi la sopravvivenza nel Parlamento.
Dario Cafiero