Leggo su Internet decine di persone che si stracciano le vesti perché il sistema elettorale proposto da Renzi è antidemocratico, non tutela le minoranze e ha un premio di maggioranza dittatoriale.
Se a dire queste cose sono i sostenitori del proporzionale il discorso ha un senso: si preferisce la rappresentatività alla governabilità.
Ma se a sostenere questa tesi sono i fan del Mattarellum o dell’uninominale il discorso è totalmente insensato.
Un sistema uninominale non è affatto più rappresentativo delle minoranze e non garantisce affatto che il premio di maggioranza sia più basso. Anzi, con una situazione con tre poli vicini si rischia addirittura vinca chi ha meno voti, ma distribuiti in modo più uniforme sul territorio.
L’uninominale rischia di far vincere una minoranza, di far sparire chi ha il 9-15% dei voti (perché non vince in nessun collegio) e amplifica i seggi di chi vince in modo non predicibile (se per assurdo gli elettori fossero distribuiti in modo omogeneo chi vince prenderebbe il 100% perché vincerebbe in tutti i collegi).
Proprio il sistema inglese mostra i rischi dell’uninominale: il Partito Conservatore col 36,1% prende 306 seggi, cioè il 47% del Parlamento. Come mostra una simulazione (mostrata a questo link:http://en.wikipedia.org/wiki/United_Kingdom_general_election,_2010) se nel 2010 i voti fossero stati come nel 2005 il Labour col 35% dei voti avrebbe avuto il 53% dei seggi in Parlamento.
Con l’uninominale ridisegnare i collegi cambia il risultato delle elezioni (e già questo basta a dire che è sbagliato: l’esito deve dipendere dal totale dei voti, non dalla loro distribuzione).
Un altro problema serio dell’uninominale è che i piccoli entrano solo se concentrati geograficamente. Ad esempio nel 2010 il “Partito per l’Indipendenza del Regno Unito” con 917.832 voti (il 3,1%) non prese nemmeno un seggio, mentre il “Partito Nazionale Scozzese” con 491.386 (l’1,7%) prese 6 seggi.