Presidente Corte di Cassazione Santacroce: “Al problema delle carceri l’unica soluzione è l’indulto”
Si apre l’anno giudiziario e il Presidente della Corte di Cassazione, Giorgio Santacroce, nella sua relazione ha parlato chiaro: “in attesa di riforme di sistema dovrebbe adottarsi un rimedio straordinario, che consenta di ridurre con immediatezza il numero dei detenuti, per ottenere questo risultato non c’è altra via che l’indulto”.
Santacroce ha poi aggiunto sempre a proposito dell’Indulto che, quest’ultimo “non libera chi merita di essere liberato, ma scarcera chi non merita di stare in carcere, ed essere trattato in modo inumano e degradante”, solo così si può reagire al “problema del sovraffollamento”.
La politica, che al momento non si è dimostrata in grado di trovare una soluzione duratura al problema del sovraffollamento delle carceri, con “attacchi speciosi” attacca di continuo la Magistratura che a sua volta reagisce con una “chiusura difensiva”.
In realtà nessuno “scatafascio” né “giustizia al collasso” ma comunque “non si registra un miglioramento della durata dei processi”, con il procedimento di appello – che a causa del meccanismo dell’impugnazione – rappresenta un vero e proprio “imbuto” del processo penale, tuttavia, “continua la tendenza alla riduzione dei tempi medi per le corti di appello (da 899 a 844 giorni), che sono tempi ancora troppo distanti dal parametro di due anni indicato dalla Corte di Strasburgo”.
Sarebbe sicuramente più conveniente un dialogo tra i due poteri, sarebbe sufficiente ascoltare i suggerimenti provenienti dai giudici per capire che è possibile risolvere l’annoso problema dell’eccessivo numero di detenuti: “è necessario restringere l’area delle sanzioni detentive e contenere il ricorso alla custodia cautelare, acquisendo una maggiore consapevolezza critica della sua funzione di extrema ratio, da utilizzare entro i confini più ridotti possibili”.
Secondo la relazione del Presidente Santacroce: i magistrati civili e penali, negli ultimi tre anni, hanno aumentato il loro livello di produttività “nonostante il perdurante sottodimensionamento di organici che interessa il personale sia di magistratura che di supporto amministrativo e tecnico”, eppure, la notevole performance non ha impedito che troppi processi per corruzione finissero con un nulla di fatto per colpa della prescrizione, per la quale è necessaria una “riforma delle riforme” che la sottoponga a una “nuova disciplina” che sempre più ci viene richiesta dagli “organismi internazionali”.
“Di fronte a un quadro politico di contrapposizioni frontali spesso paralizzanti – ha precisato Santacroce – si continua a privilegiare una politica del contingente, con interventi normativi improvvisati e spesso disorganici” invece di tentare “un approccio più vicino agli standard europei, che propongono modelli di giustizia più funzionali”.