Nonostante le forti tensioni di questi giorni sulla riforma della legge elettorale, il governo tira dritto e dà il via libera alla privatizzazione di Poste italiane ed Enav. Il consiglio dei ministri nella serata di ieri ha approvato i due decreti del presidente del Consiglio per la “Determinazione dei criteri di privatizzazione e delle modalità di alienazione della partecipazione detenuta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze nel capitale di Poste Italiane S.p.A. e di Enav Spa”. In sostanza, si concretizzano le privatizzazioni decise dal governo, con l’esame in Consiglio dei ministri dei dossier Poste e Enav.
“In entrambi i casi si tratta della cessione di quote non di controllo” ha detto il presidente del Consiglio Enrico Letta. La privatizzazione di una quota di Poste avviene “con l’idea di destinare ai dipendenti della società una parte di queste azioni”, ha spiegato Letta, aggiungendo che dopo Poste ed Enav “ci sono altre operazioni che quest’anno si compiranno, e consentiranno una riduzione del debito dopo sei anni di crescita continuata”.
Ma le privatizzazioni non sono le uniche misure varate dal Cdm. Arriva infatti una “boccata d’ossigeno” per le imprese, con il rinvio a maggio il pagamento della prima rata dei contributi Inail. “Si realizza il primo effetto della riduzione delle tasse sul lavoro che la legge di Stabilità ha deciso”, ha commentato il premier, che poi ha spiegato che le imprese non dovranno pagare 3 ma 2 miliardi “non a febbraio ma a maggio”. “Diamo alle imprese tre mesi di liquidità in più, che servirà per investire e spingere la crescita”.
Il decreto copre anche la delicata materia del rientro dei capitali dall’estero, senza, precisa Letta, correre il rischio di scivolare in un ennesimo scudo fiscale. “Abbiamo dato il via libera all’operazione trasparenza ed emersione rispetto ai capitali italiani all’estero – ha spiegato Letta -. Non è uno scudo, abbiamo rifiutato di seguire la strada dell’anonimato, non è eticamente giusto” ha sottolineato il premier. “Chi ha portato nel passato soldi all’estero, in particolare in Svizzera, è in condizione di non poterli utilizzare.
“Quello che noi proponiamo è un meccanismo che comporta autodenuncia, pagamento delle tasse per intero ma anche l’utilizzo e l’emersione delle risorse”. Il ricavato “che lo Stato incasserà” dal rientro dei capitali dall’estero, ha sottolineato Letta, andranno “alla riduzione delle tasse sul lavoro”. Il decreto, infine, scongiura il taglio delle detrazioni fiscali per le famiglie e i contribuenti.