Il presidente della Corte d’Appello di Milano Giovanni Canzio, in occasione dell’ inaugurazione dell’anno giudiziario, riporta al centro del dibattito le tensioni tra politica e magistratura. “Agli attacchi personali, al dileggio strumentale, talora alla infamante gogna mediatica e alle minacce cui sono stati sottoposti”, i giudici “hanno saputo rispondere” usando “le armi dell’imparzialità”.
Questo l’incipit di Canzio, che poi fa un preciso riferimento alla magistratura milanese, sempre al centro di attacchi da parte dei berlusconiani. I giudici milanesi “stati oggetto di sommarie e ingiuste accuse di parzialità e di mancata serenità di giudizio, solo perché funzionalmente investiti della definizione di taluni procedimenti a forte sovraesposizione mediatica, per lo spiccato rilievo politico e sociale che li caratterizzava”.
Ed è proprio a queste toghe che Canzio rivolge parole “di apprezzamento e di gratitudine per il profondo senso del dovere e di appartenenza all’istituzione dimostrato” e perché “alle immotivate censure, agli attacchi personali, al dileggio strumentale, talora la infamante gogna mediatica e alle minacce cui sono stati sottoposti hanno saputo rispondere con sobrietà, umiltà e riservatezza, adoperando le armi della giurisdizione e continuando a giudicare con imparzialità al solo servizio della giustizia e dello Stato”.
Dopo Canzio ha preso la parola il presidente Corte d’Appello di Palermo, Vincenzo Oliveri, che ha incentrato il proprio intervento sul processo relativo trattiva Stato-mafia: “Abbiamo un debito di riconoscenza nei confronti del Capo dello Stato, per cui quando si è tentato di offuscare la sua immagine con il sospetto di sue interferenze in un grave procedimento in corso qui a Palermo, sospetti che i nostri giudici hanno dichiarato da subito totalmente infondati, sentiamo di dovergli rinnovare l’impegno, assunto col giuramento all’inizio del nostro lavoro, di fedeltà alla legge e alla Costituzione, di cui egli è supremo garante”.
Oliveri ha poi ammesso che in Sicilia la mafia, nonostante gli arresti, è ancora forte, ha attaccato la politica e ha invitato i magistrati a svolgere il loro lavoro tenendosi lontani dalle ribalte mediatiche: “I magistrati non hanno soltanto il dovere di essere imparziali, ma devono anche apparire come tali. Dunque, no all’esposizione mediatica no a comportamenti impropri, no a carriere politiche inaugurate nel medesimo distretto dove il giorno prima il candidato indossava la toga”.
Anche il tema della Tav è finito al centro dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Sul tema è intervenuto Marcello Maddalena, procuratore generale del Piemonte, per il quale “un’area marginale ma non trascurabile di soggetti anarchici che, operando su un doppio livello, palese e occulto, costituiscono una minaccia per le regole costituzionali del Paese puntando, attraverso atti di terrorismo, all’eversione del sistema democratico”.
Alessandro Genovesi