Egitto, tre anni dopo la Primavera Araba
Egitto, tre anni dopo la Primavera Araba
A tre anni esatti dalla Primavera Araba, l’Egitto versa in uno Stato di caos ancora peggiore dei giorni pieni di speranze e aspettative dell’inizio del 2011.
Alla vigilia del terzo anniversario dei moti di Piazza Tahrir, che portarono alla caduta del regime di Hosni Mubarak, Il Cairo è diventata l’epicentro di scontri e disordini tra sostenitori e avversari dei Fratelli Musulmani e del deposto Presidente Mohamed Morsi.
Già dalla mattinata di venerdì, si sono registrati i primi attentati, per un totale di novantuno feriti e cinque morti, con ben tre attentati che si sono susseguiti nell’arco di quattro ore. Nella sola mattina di venerdì sono scesi in piazza più di duemila sostenitori dei Fratelli Musulmani, sebbene la dirigenza di questi ultimi abbia condannato quanto stava accadendo nelle piazze della capitale. Gli obiettivi degli attacchi sono stati e sono principalmente le forze di sicurezza, il cui quartier generale è stato oggetto del primo attacco della giornata, seguito da altri, contro veicoli militari. Il bilancio a fine giornata ha portato a ventidue morti e un centinaio di feriti.
Gli scontri sono proseguiti nella giornata di sabato, soprattutto nel quartiere di Mohandessin, al termine della preghiera. I disordini hanno portato all’arresto di circa 250 sostenitori della Fratellanza, secondo quanto riportato dall’agenzia Mena. All’alba è stata anche attaccata l’ambasciata egiziana a Tripoli, in Libia, con contestuale rapimento di tre membri della rappresentanza diplomatica.
L’Egitto, dunque, dopo tre anni di inquietudini non ha ancora trovato pace. Le speranze di un rasserenamento delle condizioni politiche del Paese si erano riaccese poco più di dieci giorni fa, quando 53 milioni di egiziani si sono recati alle urne per approvare la nuova Costituzione Nazionale, in quello che ormai è il terzo referendum costituzionale dal 2011.
Annalisa Boccalon