Brothers In Law, giorni felici per i sognatori
Brothers In Law, giorni felici per i sognatori
C’è una città italiana che si sta rivelando, sempre più, una fucina di talenti musicali di prim’ordine. Si tratta di Pesaro, centro marchigiano patria di gruppi wave come i Soviet Soviet , Damien, General Decay, Be Forest e Brothers In Law.
Questi ultimi nascono nel 2011 dall’incontro tra Nicola Lampredi (chitarra, che peraltro milita anche nei Be Forest) e Giacomo Stolzini (voce e chitarra); i due pubblicano un Ep omonimo per la Tannen Records, decidendo in seguito di reclutare un batterista, Andrea Guagneli. Il genere a cui si richiamano è lo shoegaze, pur non mancando riferimenti e suggestioni riconducibili alla darkwave, al dream-pop e perfino a un gruppo simbolo della corrente Madchester, gli Stone Roses. Il tutto è comunque rielaborato e attualizzato alla luce dei canoni indie di questi anni.
In seguito la band realizza un altro Ep, intitolato Grey Days, per la We Were Never Being Boring e condivide il palco con numerose, importanti, formazioni, tra cui Wild Nothing, Still Corners, Dum Dum Girls, Jacuzzy Boys, Neon Indian. Verso la fine dell’estate 2012 i Brothers In Law pubblicano, ancora una volta per la We Were Never Being Boring, il loro primo LP, Hard Times For Dreamers, che definiscono un lavoro che «ci rappresenta perfettamente. Il 2012 è stato un anno che ha segnato ognuna delle nostre vite con eventi purtroppo non belli. E la musica per noi è stato quasi l’unico sfogo su cui riversare le emozioni. Quest’album lo sentiamo molto vivo, è come se per noi fosse una creatura vivente, che ha i suoi momenti più allegri e altri più malinconici, sempre però con la certezza che i sogni nella vita di oggi hanno poco posto».
Così i magazine del settore hanno recensito questo lavoro: «rispetto a Gray Days, l’impianto principale delle canzoni viene arricchito con ingredienti synthetici, decisivi nella creazione di un suono più caldo e coeso. Ci sono i Ride che incontrano i Cocteau Twins, aggiornati ai canoni del decennio appena trascorso; attenzione però: qui i vecchi modelli servono solo da punto di partenza. Una volta assimilati, il risultato è quanto di più attuale e internazionale si possa trovare al momento in Italia». I Brothers In Law, che spesso sono stati accostati ai Jesus And Mary Chain, così sono espressi in proposito: «il paragone con i Jesus and Mary Chain ormai non è più congruo al genere che proponiamo nell’album. Nel primo Ep del 2011 sicuramente c’erano più chiari riferimenti. Non ti saprei dire le band da cui abbiamo attinto maggiormente anche perché ognuno di noi ha pescato da un periodo diverso. Certo è che se vogliamo dare una collocazione temporale e di genere al sound ti direi indie/jangle pop di fine 80 UK e USA».
Nel 2013 inoltre i Brothers In Law hanno partecipato al prestigioso SXSW Festival di Austin in Texas, consacrandosi come una band di valore e caratura, anche a livello internazionale. «La cosa è avvenuta abbastanza velocemente. L’etichetta ci aveva iscritti al bando per la selezione, e noi ci scherzavamo pure su all’inizio, per quanto ci sembrava impossibile. Quando poi è arrivata la conferma direi che c’è stato poco da ridere; però è stato bello perché non c’è stata nessuna esitazione da parte di tutti tre nel dare conferma subito. Ed è anche questa una bella cosa».
Childhood is a breath, memories, emotions. All those children full of dreams and joy now are sad, they’re so sad, duties have killed their happiness… duties have killed their happiness… così cantano i Brothers In Law, eppure, a sentire la loro storia, viene da dire: chi l’ha detto che i sogni hanno le gambe corte?
Francesca Garrisi