Mali, non c’era la pace?
Iniziare una guerra è facile, si riesce addirittura ad essere precisi, si può stabilire la data, l’ora, le modalità, si decide quanti uomini impiegare e quante risorse. Insomma si può fare un vero e proprio bilancio preventivo che però di solito salta perché le guerre si sa quando iniziano ma non quando finiscono.
Farle finire non è così facile come iniziarle. In Africa c’è un caso eclatante: il Mali. Da questo paese continuano ad arrivare notizie di combattimenti. Le ultime arrivano da una regione relativamente vicina a Timbouctou, in quell’immenso deserto del Nord del Mali. Secondo notizie di fonte francese undici miliziani sarebbero rimasti uccisi.
Questi ultimi combattimenti rientrerebbero nell’ambito dell’ultima operazione antiterrorismo annunciata congiutntamente dal governo del Mali e dai comandi militari francesi. Meno di un mese prima ne era stata annunciata un’altra che avrebbe interessato il nord-ovest di Tibouctou e l’Adrar degli Ifoghas, nellestremo nord est, oltre la città di Kidal.
Tutte queste operazioni sono la dimostrazione concreta di ciò che analisti e osservatori dicono da tempo e cioè che gruppi jihadisti cacciati dalle città di Gao, Kidal e Timbouctou e rinforzati da combattenti provenienti dalle regioni estreme dei paesi del Maghreb (soprattutto la Libia) si sono riorganizzati per occupare il territorio e installarsi in modo durevole in alcune remote roccaforti nel deserto, in zone dove combatterli avrebbe un costo militare eccessivo. Da queste roccaforti i combattenti jihadisti avrebbero la possibilità di rendere insicure piste e città. In sostanza riuscirebbero a paralizzare la vita nel nord del Mali. Obiettivo, questo, che probabilmente era una sorta di “Piano B” rispetto a quello iniziale, cioè di rendere il deserto del Mali una sorta di “Afghanistan” africano.
Entro luglio 2014 la Francia doveva ritirare circa 1500 soldati dei 2500 attualmente presenti in Mali. Parigi non ne parla più e, da fonti diplomatiche, sembra sia filtrata la notizia che il ritiro sia stato prorogato nel tempo. Attualmente in Mali ci sono 5500 caschi blu voluti dalla Francia e votati dal Consiglio di Sicurezza. Si parla di portarli a quasi 12 mila uomini.
La Francia poi aveva parlato di spostare truppe in Centrafrica dove la situazione di caos continua a rendere insicuro il paese. Si parla di caschi blu anche in questa situazione. E non si può dimenticare il Sud Sudan, altra regione di guerra che richiederà un intervento internazionale. Insomma, per la Francia e per il governo del Mali la strada per la normalizzazione non sembra affatto in discesa.
Raffaele Masto