Durante i colloqui di ieri sembrava essersi aperto uno spiraglio nei negoziati tra delegati del governo siriano e quelli dell’opposizione ad Assad: era infatti scattato il via libera per l’evacuazione di donne e bambini dal centro di Homs, assediata dalle truppe regolari ormai da un anno e mezzo. Nonostante non si fosse trovato un accordo né per l’apertura di un corridoio umanitario che consentisse l’invio di beni di prima necessità, né sul rilascio dei detenuti al momento nelle carceri di Damasco sembrava che i colloqui sulla transizione politica della Siria sarebbero quantomeno continuati.
Oggi, invece, i negoziati si sono bruscamente interrotti a causa delle forti divergenze tra le parti opposte: da una parte c’è l’opposizione che reclama di discutere sulla base degli accordi presi nel corso di Ginevra 1 che, sostanzialmente, prevedevano un “dopo-Assad” di convergenza politica tra le varie forze in gioco, dall’altra parte c’è la delegazione del governo che non riconosce come punto di partenza per le trattative la fine proprio del “regime” di Assad.
Il “regime ancora parla di terroristi” ha detto uno dei delegati dell’opposizione, Rima Fleihan, che ha poi aggiunto: “I colloqui non sono stati costruttivi oggi a causa dell’atteggiamento del regime che ha voluto deviare la discussione, che avrebbe dovuto portare all’applicazione di Ginevra 1”.
Per il governo siriano, che ha esposto tale posizione in una “dichiarazione di principi di base” che dal canto suo dovrebbe fornire un punto di partenza per la negoziazione, “dovrebbero essere i siriani a scegliere il sistema politico futuro, senza che gli vengano imposte formule dall’esterno”. Insomma, di mettere in discussione Assad non se ne parla. Brahimi, mediatore dell’ONU incaricato dei tavoli di Ginevra 2, condurrà dei negoziati separati questo pomeriggio, dopo aver sospeso i colloqui tra le due parti.