Quattro domande alla “nuova” SIAE
“La nuova SIAE è una casa di vetro, disponibile ad ogni confronto”.
E’ questo il titolo ed il senso della lettera aperta che Gino Paoli, Presidente della SIAE, ha indirizzato venerdì scorso a Massimo Bray, Ministro dei beni e delle attività culturali.
La lettera è la risposta della Società italiana autori ed editori ai tanti dubbi e perplessità emersi la scorsa settimana, alla Camera dei Deputati, nell’ambito della discussione di ben cinque mozioni attraverso le quali, oltre quaranta parlamentari, chiedono al Governo di assumere iniziative rapide ed incisive in relazione al mercato della gestione dei diritti d’autore in Italia ed all’annosa questione del regime di esclusiva che la legge continua a riconoscere alla SIAE.
E’ un messaggio importante quello che Gino Paoli ha inviato al Ministro e sarebbe davvero un peccato lasciarlo cadere nel vuoto.
Vale, dunque, la pena – a beneficio del Ministro e non solo – provare a mettere in fila qualche domanda alla quale sarebbe importante SIAE rispondesse con cifre e documenti chiari ed inequivocabili.
1. La SIAE è davvero efficiente?
“Nel complesso…SIAE è oggi, piaccia o no – scrive Gino Paoli al Ministro Bray – la Società di Collecting più efficiente e meno costosa in Europa”.
Se così fosse, si tratterebbe di un’informazione che Parlamento e Governo, nei prossimi mesi, dovrebbero tenere ben presente prima di assumere qualsiasi decisione che riguardi il destino della SIAE.
Il condizionale è, tuttavia, d’obbligo perché numeri e cifre dell’ultimo bilancio SIAE, a confronto con quelli della francese Sacem e dell’inglese PRS, legittimano qualche dubbio.
La SIAE, nel 2012 ha speso 195 milioni di euro per incassare 608 milioni di euro di diritti d’autore.
L’inglese PRS ha speso poco più di 87 milioni di euro per incassare oltre 773 milioni di euro in diritti d’autore mentre la francese Sacem ha speso meno di 140 milioni di euro per incassarne oltre 800 milioni.
Ci sarà, certamente una spiegazione ma, a leggere i numeri, tutti disponibili online, sembra che la nostra Società di Collecting, spenda decisamente di più delle sue “sorelle” straniere ed incassi decisamente di meno.
2. La SIAE è davvero in grado di “affrontare le sfide del futuro”?
Il Presidente Paoli, nella sua lettera al Ministro si preoccupa di sottolineare che la sua SIAE sarebbe pronta ad affrontare le sfide del futuro.
L’inadeguatezza della SIAE davanti alla rivoluzione digitale è uno dei temi presente in tutte le mozioni discusse la scorsa settimana in Parlamento.
E’ ovvio, pertanto, che se Gino Paoli avesse ragione, si tratterebbe di un ulteriore elemento da tenere nella debita considerazione.
Numeri e cifre, tuttavia, ancora una volta, legittimano qualche perplessità.
La SIAE, infatti, nel 2012 ha incassato, a fronte dell’utilizzazione online delle opere del proprio repertorio, meno di 6 milioni e 800 mila euro con un decremento pari al 9.2% rispetto a quanto incassato nel 2011.
L’inglese PRS, nello stesso anno, ha incassato a fronte delle utilizzazioni online, oltre 62 milioni di euro con un incremento rispetto al 2011 pari al 32,2%.
La Francese Sacem, sempre nel 2012, ha incassato dall’online oltre 20 milioni di euro e nel suo rendiconto annuale riferisce che gli incassi riconducibili alle utilizzazioni via Internet, in cinque anni, si sono triplicati.
Al riguardo sembra opportuno segnalare che nel corso del 2012, la “sorella” francese dalla SIAE ha avvertito l’esigenza di assumere un nuovo direttore generale ed ha optato per Jean-Noel Tronc, già consigliere del Premier francese, per le nuove tecnologie e la società dell’informazione, già direttore generale di Orange France – il più grande operatore di telecomunicazioni francese – e già PDG di Canal +, una delle pay tv più seguite di Francia.
Un uomo che viene dal mondo della tecnologia alla guida di una società che amministra diritti d’autore, a conferma che il digitale e internet non sono nemici dei titolari dei diritti ma loro straordinari alleati.
Anche in questo caso ci sarà una spiegazione ma i numeri dicono che la SIAE, rispetto alle sue “sorelle” europee è a dir poco impreparata ad affrontare le sfide del futuro che, peraltro, sono, ormai, le sfide del presente.
3. La SIAE è davvero un’opportunità per tutti i suoi iscritti?
Nel 2009, l’allora Presidente della SIAE, Giorgio Assumma, dichiarò che il 60% degli iscritti alla società, alla fine dell’anno incassava da quest’ultima meno di quanto le versava a titolo di quota annuale di iscrizione.
Oggi, per iscriversi alla SIAE, un autore deve versare 107, 10 euro oltre IVA di spese di istruttoria più una quota annuale di 150 euro.
L’inglese PRS, chiede agli autori inglesi per iscriversi un contributo, una tantum, di 50 sterline ovvero poco più di 60 euro mentre la francese SACEM chiede ai suoi 140 mila iscritti un contributo, sempre una tantum, e non annuale, di 127 euro che, peraltro, viene restituito quando l’autore lascia la società.
La domanda nasce spontanea.
Perché la SIAE chiede ai propri iscritti una cifra straordinariamente più alta di quella che esigono – peraltro non su base annuale – le sue “sorelle” europee?
Quanti sono stati, nel 2012 – e quanti saranno nel 2013 – gli iscritti alla SIAE che percepiranno più di quanto hanno versato alla società per iscriversi ed esserne membri?
4. La SIAE è davvero efficiente nella ripartizione dei diritti d’autore?
Il tema delle ripartizioni dei diritti d’autore incassati è, giustamente, al centro della lettera che il Maestro Paoli ha indirizzato al Ministro Bray.
Si tratta, in effetti, di una questione centrale per misurare il funzionamento di una società di gestione dei diritti e, più in generale, del mercato.
“La SIAE opera, in favore degli autori, da due a quattro ripartizioni annuali dei diritti incassati” – scrive Paoli al Ministro – e utilizza – continua il Presidente della SIAE in “larghissima parte” un “metodo analitico…a differenza di quanto avviene per quasi tutte le altre Società di Collecting europee”.
Se la SIAE fosse davvero così rapida e puntuale nel ripartire quanto incassato a favore dei propri iscritti, molte delle preoccupazioni di tanti, circa l’esigenza di intervenire per garantire maggior tempestività ed equità nel riparto dei diritti sarebbero fuori luogo.
E’, tuttavia, innegabile che vi siano alcuni elementi che legittimano qualche dubbio a proposito di questa conclusione.
Cominciamo dal principale.
Nel 2012, la SIAE ha chiuso il proprio bilancio in attivo pur incassando, a titolo di diritti d’autore, meno di quanto incassato nel 2011 grazie, tra l’altro, a quasi 15,5 milioni di euro di interessi incassati sulle somme depositate sui propri conti correnti postali e bancari, una cifra più alta di quasi 3 milioni di euro rispetto a quella incassata, sempre a titolo di interessi, nel 2011.
E’, d’altra parte, un dato che l’ex Commissario Straordinario della SIAE Gian Luigi Rondi, mette nero su bianco nella sua relazione al bilancio: “Il risultato [ndr d’esercizio] è fortemente influenzato dal saldo positivo apportato dalla gestione finanziaria (+ €11,5 milioni sul 2011) e da quella straordinaria (+ €12,1 milioni sul 2011) che hanno compensato la perdita dei ricavi (- €6,1 milioni) connessa alla crisi del business autorale…”.
Come dire che senza ritardi nella ripartizione dei diritti e, quindi, senza depositi sui conti correnti postali e bancari, nel 2012, la SIAE avrebbe perso decine di milioni di euro.
E’ possibile, in queste condizioni, rivendicare primati ed efficienza nel riparto dei diritti?
L’inglese PRS nel 2012 ha incassato a titolo di interessi e a titoli diversi rispetto al diritto d’autore appena 5,5 milioni di euro, la SIAE oltre 70 milioni di euro tra interessi, corrispettivi di servizi estranei alla gestione del diritto d’autore e sopravvenienze dovute alla gestione straordinaria del patrimonio immobiliare.
La francese Sacem, ripartisce tra gli aventi diritto, su base analitica, l’80% di quanto incassa e liquida quanto di spettanza di ciascuno – ad esempio nel caso del live – entro 6/12 mesi.
Quale è il rapporto tra la ripartizione analitica e gli altri criteri di riparto tra gli autori SIAE? Quali sono i termini entro i quali vengono liquidati, a ciascuno, i diritti di sua spettanza per l’utilizzazione della propria opera?
Rispondere a queste domande, probabilmente, aiuterebbe a far chiarezza e sarebbe un contributo importante per chi, nei prossimi mesi, in un modo o nell’altro, dovrà occuparsi di riscrivere le regole del mercato per garantire un futuro al mondo della cultura e creatività italiana che, altrimenti, rischiano di essere colonizzati e cannibalizzati da chi, nel resto del mondo, sembra preoccuparsi del domani più di quanto non si sia fatto, sin qui, in Italia.