Puglia – l’accordo politico in Consiglio regionale, alla prima seduta, sembra cosa fatta. Un’intesa che conferma l’unità giallorossa anche a livello locale, anche se la fumata bianca si concretizza all’interno di un sentiment, quello pentastellato, pregno di perplessità, rabbia e… lacrime.
Come stanno le cose
È attraverso alcuni dei suoi consiglieri regionali eletti che il M5S, dopo giorni riflessioni e interlocuzioni con il governatore Michele Emiliano, e con il beneplacito del capo politico Vito Crimi, ha concordato il proprio ingresso nella maggioranza di centrosinistra.
“Tutti hanno scelto l’intesa” ha dichiarato i governatore, che si mostra felice e orgoglioso del risultato cui da tempo ribadiva la necessità. Del tutto contraria la posizione della consigliera, anch’essa eletta, nonché ex competitor elettorale Antonella Laricchia, che ha fatto del rifiuto netto ad ogni ipotesi di “inciucio” con il Partito Democratico uno dei suoi cavalli di battaglia.
E’ sulla base di queste valutazioni che, al termine della votazione con scrutinio segreto che ha confermato la nomina di Loredana Capone (Dem) a presidente del Consiglio regionale e ha consegnato Cristian Casili (5S) al ruolo di vicepresidente, l’aria all’interno della seduta ha iniziato a farsi pesante.
L’intervento
La consigliera Laricchia, intervenendo durante la seduta, e in diretta streaming, ha espresso tutto il suo disappunto per quello che a suo dire è un “tradimento della volontà elettorale dei cittadini”. Queste le sue parole, cui hanno fatto seguito lacrime di amarezza:
Nella giornata di ieri, intanto, il capo politico reggente Vito Crimi ha provato a smussare le polemiche attraverso un post su Facebook, in cui ha dichiarato: “Il M5S non è entrato nella nuova giunta guidata da Michele Emiliano e non fa parte delle forze che governano la Regione”. Poi, con riferimento alla collega pentastellata – ha proseguito – “invece di puntare il dito e parlare di tradimento, cerchiamo di lavorare nell’interesse dei cittadini”.
Spetterà dunque agli attivisti esprimersi in ultima istanza: “in Rousseau veritas”.