La Camera bassa francese ha approvato la tanto discussa legge sulla “sicurezza globale” lo scorso martedì 24 novembre.
Con 388 voti favorevoli, 104 contrari e 66 astensioni, l’Assemblea nazionale approva in prima lettura la proposta di legge che sanziona la diffusione dannosa di immagini ritraenti la polizia durante le manifestazioni. Si attende ora il parere del Senato, che dovrebbe esaminare la proposta di legge a gennaio del nuovo anno.
Il testo è stato presentato dal partito La République en Marche (LRM) con l’appoggio di Agir, partito nato in seguito ad una scissione interna al partito I Repubblicani.
Sono già in molti però, a considerare questa proposta come uno schiaffo alla libertà di informazione. Per “proteggere chi ci protegge”, la maggioranza vuole penalizzare con un anno di carcere e una multa di 45.000 euro la diffusione di “immagini facciali o qualsiasi altro elemento di identificazione” dei membri delle forze di polizia in intervento, quando danneggia la loro “integrità fisica o psicologica“.
Il contenuto del testo
Nel complesso, la legge sulla sicurezza globale espanderebbe la capacità delle forze di sicurezza di filmare i cittadini comuni senza il loro consenso. Questo verrebbe svolto attraverso le telecamere e i droni della polizia, limitando al contempo la pubblicazione di foto o video dei volti degli agenti di polizia.
Il disegno di legge “sicurezza globale” modifica il quadro giuridico delle telecamere mobili utilizzate da polizia e gendarmi, con un nuovo scopo che giustifica la registrazione: “Informare il pubblico sulle circostanze dell’intervento“.
Si specifica l’utilizzo dei droni durante le manifestazioni, non solo in caso di timori di “grave disturbo dell’ordine pubblico“, ma anche per la prevenzione di attacchi alla sicurezza delle persone e dei beni in luoghi particolarmente esposti al rischio di aggressione, furto o traffico di armi, di esseri umani o di droga.
Polizia municipale
Il disegno di legge prevede anche la possibilità di ampliare il campo d’intervento delle forze di polizia municipali. Nello specifico, questi potrebbero partecipare alla sicurezza di eventi sportivi, ricreativi o culturali. Potrebbero occuparsi anche di individuare altri reati, come l’ubriachezza pubblica, la vendita ambulante, la guida senza patente o assicurazione, ma l’occupazione illegale di un terreno comune.
Amnesty International afferma che, se il disegno di legge diventa legge nella sua forma attuale, la Francia diventerà un’eccezione tra le democrazie.
“Se la gente non può filmare niente per strada quando la polizia a volte fa un uso illegale della forza, è un messaggio molto preoccupante da mandare“, secondo Cecile Coudriou, presidente di Amnesty International Francia.
“Da un lato, ai cittadini viene chiesto di accettare la possibilità di essere filmati con il pretesto che non hanno nulla da temere se non hanno fatto nulla di male. E allo stesso tempo la polizia rifiuta di essere filmata, che è un diritto di ogni democrazia del mondo”.
Per i difensori del disegno di legge tutto questo è necessario dopo che i poliziotti sono stati identificati e molestati sui social media durante le proteste dei Gilets jaunes.
Gli oppositori hanno affermato che questa legge, se dovesse essere votata così com’è attualmente, ostacolerebbe la libertà dei giornalisti di riferire su eventi pubblici e renderebbe più difficile responsabilizzare gli ufficiali se usano un uso eccessivo della forza.
Il dibattito sull’art. 24
L’articolo che ha suscitato più polemiche è stato l’art. 24.
I sindacati della polizia hanno accolto con favore questo articolo. Al contrario, gli attivisti di sinistra e i difensori delle libertà civili ne hanno aspramente criticato il contenuto.
Lo stesso Primo ministro, Jean Castex, si è espresso dicendo che sarà lui stesso a riferire al Consiglio costituzionale l’esistenza di questo articolo controverso che penalizza la diffusione “maliziosa” dell’immagine della polizia.
Nello specifico, l’articolo vieta la pubblicazione di immagini che permettono l’identificazione di un ufficiale delle forze dell’ordine “con l’intento di causare loro danni, fisici o mentali“.
La posizione dei parlamentari
Il disegno di legge è stato proposto da due membri del partito di Macron. Uno di loro, Jean-Michel Fauvergue, ex capo dell’unità antiterrorismo della polizia, ha dichiarato: “L’articolo 24 mira a vietare la loro esposizione e le loro vessazioni sui social network, da parte di individui malintenzionati e pericolosi. Non c’è da preoccuparsi: i giornalisti saranno ancora in grado di fare il loro lavoro“.
L’altra co-sponsor della legge, Alice Thourot, ha dichiarato alla CNN: “La trasmissione e la cattura di immagini, sia con una macchina fotografica che da parte di cittadini al telefono, di poliziotti che fanno il loro lavoro con i loro volti esposti sarà ancora possibile. Ciò che cambierà è che ogni appello alla violenza o incitamento all’odio che accompagni tali immagini sarà sanzionato dalla legge“.
Nonostante ciò, 10 deputati di LaRem hanno votato contro e 30 si sono astenuti. Per quanto riguarda i parlamenti del MoDem, alleati di LaREM, il voto stesso li ha divisi. Infatti, in 5 hanno votato contro e 18 si sono astenuti. Al contrario, i partiti di destra hanno accolto favorevolmente la proposta di legge.
Le manifestazioni
La settimana precedente all’approvazione in prima lettura della Camera bassa francese, le proteste si erano intensificate in seguito all’intervento del Ministro degli Interni, Gérald Darmanin. Il Ministro aveva detto che i giornalisti con il compito di seguire una manifestazione sarebbero stati obbligati ad avvertire le autorità in anticipo. Questo per “evitare confusione” nel caso in cui la polizia fosse costretta a rispondere con la violenza. In seguito Darmanin ha precisato che giornali e televisioni avrebbero potuto continuare a mostrare le immagini degli agenti senza dover sfocare le loro facce.
Ciononostante, ci sono state molteplici proteste a Parigi e in altre grandi città di tutta la Francia. A Parigi la folla era composta non solo dai rappresentanti dei media, ma insieme a loro c’erano anche alcuni Gilets jaunes.
In attesa di una correzione da parte del Senato
Come già detto, questo testo non è appoggiato all’unanimità dalla maggioranza e nemmeno dal governo.
Eric Dupond-Moretti, Ministro della Giustizia, ha affermato che “Ci sono discussioni all’interno del governo. Non si tratta di vietare ai giornalisti di filmare” e “dobbiamo trovare un certo equilibrio“.