Ecco i cinesi in Africa
Ecco i cinesi in Africa
Tra ambasciate, alberghi e ristoranti di lusso, nell’esclusivo quartiere di Polana che si affaccia sulla baia di Maputo è stato inaugurato, in Mozambico, il palazzo presidenziale che, secondo fonti giornalistiche locali, è costato ben 72 milioni di dollari. Il palazzo è stato costruito dai cinesi che hanno anche finanziato l’opera con un prestito dell’Istituto Exim Bank. Insomma i cinesi lo hanno costruito e pagato.
Non è la prima grande opera che la Cina costruisce in Mozambico: Pechino a costruito l’aeroporto, alcune sedi ministeriali, alcuni grattacieli, si dice che alcuni grandi centri commerciali siano cinesi e in vista di costruzione (i progetti e i preliminari sono già avanzati) c’è il grande ponte che attraverserà la grande baia di Maputo consentendo di drenare il traffico ormai insopportabile.
Questo grande attivismo cinese in Mozambico non stupisce, avviene la stessa cosa, con le stesse modalità in molti paesi africani.
L’attivismo di Pechino non riguarda solo le grandi opere, anzi queste spesso sono la conseguenza dello sfruttamento di materie prime da parte sempre di imprese cinesi. Oro, legname, petrolio, gas naturale, rame non valgono nulla se non raggiungono un aeroporto o un porto internazionale. Per cui spesso i cinesi ottengono un contratto per la prospezione, per l’estrazione o per lo sfruttamento di qualche risorsa mineraria e poi si costruiscono la strada per portarla nella capitale o in comodi porti internazionali, nel caso del Mozambico a Beira, o a Nacala, o a Maputo, appunto.
Di solito poi la strada viene pagata dal governo locale, anche se serve soprattutto alle imprese cinesi. Se il governo locale non ha le risorse ecco che intervengono, come nel caso del palazzo presidenziale, gli istituti di credito cinese che, con un buon tasso di interesse, forniscono il denaro necessario.
Tutto questo fa affluire capitali nel paese, cioè fa statisticamente aumentare il PIL, quindi la crescita economica.
Non ci sono dati su quanto di quei finanziamenti che affluiscono nel paese finiscano per diventare potere d’acquisto per la popolazione che, spesso, per la costruzione di queste grandi opere non viene assunta. I cinesi infatti si portano anche la forza lavoro.
Non è che i cinesi sono cattivi, saccheggiatori, cinici. Semplicemente hanno imparato la lezione dall’Europa e dall’occidente in genere. Ora il nostro turno è finito e tocca ad altri approfittare del forziere-Africa.
La domanda vera è quando gli africani (o meglio i dittatori e le classi al potere) impareranno la lezione? Naturalmente ammesso che vogliano veramente imparare la lezione.
Raffaele Masto