La “pancia della gente” contro il Presidente, ovvero l’oclocrazia
La “pancia della gente” contro il Presidente, ovvero l’oclocrazia
C’è un articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano del 30 ottobre scorso, a firma di Martina Castigliani, che oggi andrebbe riletto. Il “retroscena”, scritto su un giornale schierato contro il “sistema” politico-partitico e sempre piuttosto generoso con Beppe Grillo, riporta alcune parole del leader pentastellato (“Noi parliamo alla pancia della gente. Siamo populisti veri. Non dobbiamo mica vergognarci”) che danno un’idea netta della natura del suo movimento. In particolare, Grillo, lucidamente, avrebbe liquidato i continui attacchi al Colle come una bufala (“finzione politica”) volta a tenere alto il consenso, perché “non possiamo dire che ha tradito la Costituzione. Però diamo una direttiva precisa contro una persona che non rappresenta più la totalità degli italiani. Noi siamo la pancia della gente”.
Dopo mesi e mesi di attesa, è, finalmente, arrivata la richiesta di messa in stato d’accusa del Presidente Napolitano per “attentato alla Costituzione”. I depositari muovono sei accuse al Capo dello Stato: 1) Espropriazione della funzione legislativa del Parlamento e abuso della decretazione d’urgenza; 2) Riforma della Costituzione e del sistema elettorale; 3) Mancato esercizio del potere di rinvio presidenziale; 4) Seconda elezione del presidente della Repubblica; 5) Improprio esercizio del potere di grazia; 6) Rapporto con la magistratura: processo Stato-mafia.
Si capisce che la richiesta di “impeachment” non avrà seguito: né i grillini hanno i numeri necessari, né, tantomeno, alcuna delle sei accuse può seriamente essere presa in considerazione: mancano di fondamento e, onestamente, offendono l’intelligenza di chi le ha scritte e di chi intende darvi credito. Però, come Grillo spiegava mesi fa, tutto ciò serve ad aumentare la confusione dentro le Istituzioni e nel Paese, alimenta una tensione strategicamente pianificata per coprire l’incapacità di un Movimento che, pur volendo cambiare il Paese, s’è, infine, ridotto a sparare tutte le sue cartucce contro il Partito Democratico e il Presidente Napolitano, uomo di stato che merita rispetto e riconoscenza.
Il populismo che piace a Grillo e ai suoi fanatici portavoce sta avvelenando una democrazia già poco sana: parlando alla “pancia della gente”, si finisce per inseguirne gli istinti peggiori. È l’oclocrazia in cui rischia di degenerare la democrazia che, se priva di anticorpi efficaci, può poi precipitare nella tirannide (Polibio, Storie e, con terminologia differente, anche Platone, Repubblica e Aristotele, Politica). Ma, senza citare i filosofi classici, basta ricordare che l’Italia ha sperimentato lunghe stagioni di populismo più o meno radicale in cui stanno tutte le cause della precaria situazione attuale: il debito pubblico alle stelle, l’evasione fiscale incontrollata e la corruzione dentro e fuori la pubblica amministrazione hanno portato questo impoverimento –materiale e “morale”.
Il ventennio di Berlusconi e Bossi e, poco prima, il decennio del pentapartito e del CAF dovrebbero essere di insegnamento. Nel 1994 l’ascesa del Polo delle Libertà fece arenare la prima possibilità di cambiamento dopo la fine della Guerra Fredda ed il disfacimento della Prima Repubblica tra le inchieste di Mani Pulite e le bombe della Mafia. Vent’anni dopo, il “boom” grillino ha fermato un nuovo processo di rinnovamento opinabile e perfettibile, ma fondato sui valori repubblicani. Quando una stagione volge al termine e si prospetta un’evoluzione, la fine analisi politica di una fetta (troppo) consistente dell’elettorato si risolve nell’insulto indistinto contro tutti, en attendant il nuovo uomo della provvidenza. Così si invoca il “mandiamoli tutti a casa”, scaricando sui rappresentanti delle istituzioni le responsabilità che, invece, stanno innanzitutto in capo ad ogni cittadino (questa moltitudine di “incazzati” cosa faceva e chi votava fino all’altro ieri?).
Oggi il Presidente della Repubblica è diventato il bersaglio di chi, non sapendo dare risposte, deve trovare un soggetto su cui far sfogare la “rabbia” della “gente”. Questa farsa, comunque, verrà presto archiviata: quando verranno archiviati gli inutili capipopolo?
Andrea Enrici