Sondaggio Swg: le due coalizioni si avvicinano, avanza Grillo
Il sondaggio che Swg pubblica ogni venerdì fotografa anche questa settimana le intenzioni di voto degli Italiani, osservando in particolare una crescita del centrodestra e del Movimento 5 Stelle, cui corrisponde un indietreggiamento del centrosinistra.
Analizzando i dati più da vicino, troviamo tutte le componenti della coalizione di centrosinistra in flessione: il PD perde lo 0,6% e scende al 31,3%, Sel passa dal 4,3% al 3,5% e anche gli altri partiti minori perdono due decimi di punto ottenendo l’1% dei consensi. Nel complesso quindi la coalizione si attesta al 35,8%, perdendo oltre un punto e mezzo che permetteva la settimana scorsa di dichiarare il centrosinistra in cospicuo vantaggio sul centrodestra. Se nel sondaggio Swg del 23 Gennaio erano quasi 5 punti a separare i due schieramenti, questa settimana il distacco si riduce infatti a quasi 2 punti: il centrodestra si attesta al 34%, con un incremento di 1,2 punti ottenuto grazie al terreno guadagnato dal Nuovo Centrodestra, che sale al 4,2% (+0,7%), da Fratelli d’Italia al 2,7% (+0,3%), da La Destra al 1,3% (+0,3%) e dai partiti minori che complessivamente raccolgono l’1% (+0,4%). Perdono terreno invece Forza Italia, che con 3 decimi di punto in meno si attesta al 20,1% e Lega Nord che perde due decimi e ottiene il 4,7%.
La settimana politica è stata però segnata anche dal forte ostruzionismo del Movimento 5 Stelle sul decreto IMU-Bankitalia, che ha (volutamente) chiamato l’attenzione dei media e quindi dell’opinione pubblica. L’opposizione sempre più serrata al Governo e a tutte le attività del Parlamento sembra portare bene ai grillini, che in una settimana guadagnano lo 0,8% e ottengono il 21,9% dei consensi. Chi non trova invece modo di riguadagnare terreno sono i partiti di centro, che perdono ancora punti passando al 1,3% di Udc ed al 2,2% di Scelta Civica, mentre tra i partiti fuori dagli schieramenti troviamo Rifondazione Comunista all’1,8%, IDV allo 0,9% e gli altri partiti stabili al 2,1%. Infine cresce leggermente anche l’area del non voto, che includendo sia gli indecisi che gli astenuti si mantiene oltre il 40%.