Grillo ai suoi: continuate a resistere e vinciamo le europee
“Vinciamo le europee e cambiamo l’Italia da lì”. Beppe Grillo si riprende così, con un semplice e chiaro slogan elettorale, la scena degli ultimi frenetici giorni. Aveva promesso di portare il suo abbraccio alla “nuova resistenza” (mentre in Aula i deputati Pd cantano “Bella ciao”, poveri noi!) e lo ha fatto da impeccabile capitano, inimitabile umorista. Location: Palazzo Madama (sala prenotata per cinque ore, dalle 13 alle 18). Dietrofront, troppo istituzionale. Alla fine, il meeting è durato solo due ore in un albergo romano. Tutti presenti i primi attori di questi giorni: Luigi Di Maio, Giorgio Sorial, Loredana Lupo, Massimo De Rosa.
La catilinaria dell’ex comico genovese si è aperta con una stoccata ai partiti: a loro “fate una carezza e in silenzio ‘fategli capire che tanto sono morti’”. Non decide, quindi, di abbandonare il suo abituale populismo alla Peron costellato di “pueblo, popular, justicia social…” ed ogni singolo passaggio della sua giaculatoria è incentrato e ben costruito sul consenso della gente che, a questi lumi di luna, non vede l’ora di ascoltare pistolotti pimentati di istanze sociali e pomposi autodafè. Il rigetto verso le parole “partiti, politica, Parlamento…” è pressoché unanime tra le masse inferocite. E questo, Grillo lo sa.
La “nuova resistenza” deve andare avanti: “i partiti non sono abituati all’esistenza di un’opposizione”. Sempre però, con moderazione(“fate attenzione”), rispettando le regole parlamentari (“si sta nelle aule e si discute”) per non incorrere in sanzioni penali che oscurerebbero l’immagine intera del Movimento.
Nel mirino dei 5 stelle, infine, finisce, ça va sans dire, la Boldrini “miracolata”. E’ “inadeguata e impropria per il suo ruolo” ma ha due meriti che piacciono infinitamente alla partitocrazia nostrana: “piace a Napolitano e ubbidisce agli ordini e, per questo Regime, due medaglie così bastano e avanzano”. Ergo: “deve andarsene e in fretta dalla Camera”.
Giacomo Salvini