Morto Giorgio Stracquadanio, dal Cav a Monti

Pubblicato il 31 Gennaio 2014 alle 22:33 Autore: Gabriele Maestri
morto giorgio stracquadanio

Morto Giorgio Stracquadanio, dal Cav a Monti

Aveva combattuto a lungo con un tumore – e lo aveva scritto lui stesso su Twitter, rispondendo a chi non riusciva più a contattarlo – e oggi si è spento. Giorgio Stracquadanio, milanese, classe 1959, è stato a suo modo un protagonista della passata legislatura, trascorsa per buona parte incondizionatamente a fianco di Silvio Berlusconi, almeno fino alla fine del 2011, quando manifestò i primi segni di disagio che lo portarono a lasciare il Pdl pochi mesi dopo.

Erano radicali le sue origini, come quelle di altri eletti forzisti della prima ora (come Tiziana Maiolo, di cui fu collaboratore, e Marco Taradash) e di ore successive (vedi alla voce Eugenia Roccella). Nel 1996 fu candidato, senza sufficiente fortuna, per il Polo per le libertà; gli andò meglio 10 anni più tardi, quando fu eletto al Senato (con Forza Italia, per poi passare al gruppo della Dca per salvarne la consistenza). Due anni dopo non riusci a entrare da subito a Montecitorio, ma divenne comunque deputato poco dopo, grazie alla rinuncia dell’europarlamentare Cristina Muscardini.

Poco amante dei giri di parole e delle smussature di angoli, Stracquadanio – che ha collaborato anche con i quotidiani Il Tempo Libero – si fece notare presto come uno dei più accaniti difensori di Berlusconi (lo dimostrava anche il nome del suo quotidiano online, Il Predellino, durato due anni circa), pronto a partire lancia in resta contro i suoi avversari di turno: Prodi, naturalmente, ma buona parte della sinistra che attaccava il Cav.

Un trattamento di scarso favore era riservato agli alleati che sceglievano di cambiare strada: uno su tutti, Gianfranco Fini, nei confronti del quale Stracquadanio invocò il “trattamento Boffo” dopo le sue prese di posizione contro la linea berlusconiana del Pdl.

Non furono risparmiati nemmeno molti giornalisti (di ogni schieramento), che finirono per scontrarsi con lui specialmente a telecamere accese. Certe prese di posizione non gli valsero la simpatia di lettori e ascoltatori, come quando disse che “Se i parlamentari lavorano […] seriamente, dovrebbero essere meglio retribuiti” o, per converso, che ”Chi guadagna 500 euro è uno sfigato per varie ragioni – lo disse all’ineffabile Zanzara – e per fortuna sono pochissimi in Italia”.

Qualcosa però a un certo punto si ruppe e fu chiaro all’inizio di novembre del 2011, quando firmò assieme ad altri esponenti Pdl (tra cui Isabella Bertolini) un documento in cui chiedeva a Berlusconi di agire “da uomo di Stato e formare un nuovo Governo”.  L’anno dopo – quando Berlusconi se n’era andato da Palazzo Chigi – lasciò davvero il gruppo parlamentare, definendo il Cav “al tramonto”. Formò con la Bertolini e l’avvocato storico di Berlusconi Gaetano Pecorella il soggetto politico Italia libera: lui, dopo aver guardato con interesse al movimento di Oscar Giannino, decise di puntare su Mario Monti, avvicinandosi a fine 2012.

Via via, ormai fuori dal Parlamento, ha fatto parlare meno di sé, anche se nell’ultimo periodo aveva iniziato a tenere un blog con Huffington Post. La malattia, nel frattempo, è avanzata, fino all’addio di oggi.




L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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