Un amore tramandato di padre in figlio, un comune sentire: sono questi i cardini dell’Associazione Noi Samb, nata nella scorsa estate per reggere l’urto del quarto disgraziato fallimento della Sambenedettese Calcio.
Così, mentre la Roma parla americano e l’Inter attende gli investimenti del tycoon Thohir, a San Benedetto del Tronto un gruppo di tifosi decide di scendere in campo per diventare partecipe delle sorti dell’amata Samb. Fabrizio Roncarolo, Guido Barra e Carlo Ferri, tre degli ideatori dell’Associazione ai quali va il nostro ringraziamento per la grande disponibilità dimostrata, ci raccontano l’esperienza di una delle prime forme di azionariato popolare in Italia.
– Come nasce l’idea di dar vita all’Associazione Noi Samb?
“L’idea dell’Associazione è nata da un gruppo di amici che ha compreso come l’unico modo di salvare la Samb (e i valori che essa rappresenta) è quello di costituirsi in un’associazione di tifosi, che sono il più grande patrimonio della Sambenedettese”.
–Qual è stato il riscontro della città?
“In pochi giorni siamo riusciti a riunire 400 sottoscrizioni: l’apporto maggiore è arrivato dai semplici tifosi i quali, pur nella difficile situazione economica che sta vivendo l’Italia, hanno deciso fin da subito di entrare a far parte dell’Associazione. Il rischio del quarto fallimento è stata la scintilla che ha riacceso il fuoco negli occhi dei sambenedettesi: l’imponente corteo per le strade della città e la pacifica manifestazione di Roma sono stati atti d’amore che purtroppo non hanno evitato il peggio”.
–Quali sono invece le maggiori difficoltà alle quali siete andati incontro?
“Inutile negare che le difficoltà sono tante. In primis sentiamo di non riuscire ancora a comunicare nel miglior modo possibile le idee e gli scopi che l’Associazione porta avanti. 400 sottoscrizioni sono un buon numero da cui partire, ma se vogliamo dare credibilità a nuovi progetti bisogna crescere notevolmente.
Una delle maggiori difficoltà, inoltre, è quella di riuscire a coinvolgere piccoli e medi imprenditori. Delle 400 adesioni fatte sinora non ci aspettavamo che il 90% provenisse da semplici tifosi con possibilità economiche limitate”.
–Prossime tappe di Noi Samb?
“L’Associazione è nata affinchè la Samb non avesse più problemi economici e per questo l’obiettivo è dividersi in due rami: da una parte formare un gruppo di 30-40 imprenditori capaci di mettere una somma di 10000 euro ciascuno; dall’altra parte coinvolgere ancora di più i semplici tifosi con sottoscrizioni a cifre ancora più basse (dai 100 euro iniziali ai 30 euro). Bisogna ridare un progetto serio a tutti i tifosi “scottati” dai quattro fallimenti. Il 7 febbraio andremo a Torino, dove i nostri ragazzi potranno affrontare in un’amichevole i Giovanissimi della Juventus. Nei prossimi mesi si terrà a San Benedetto il Memorial Stefano Borgonovo, con la partecipazione delle giovanili di Milan, Como e Fiorentina.
Ma l’evento più importante è senza dubbio quello che si terrà l’8 marzo: un incontro di portata europea dei Supporters Trust che vedrà la partecipazione del Direttore Generale della Lega Pro Francesco Ghirelli, alcuni delegati UEFA ed Antonia Hagemann, Responsabile Europeo di Supporters Direct Europe”.
–Che credito gode l’Associazione presso le istituzioni civili e sportive?
“Decisamente un buon credito, soprattutto con il Dirigente della Lega Pro Ghirelli, il quale conosce la nostra realtà e ci stima. Noi Samb e la fondazione Taras sono esempi da cui trarre ispirazione: siamo infatti le uniche due Associazioni che gestiscono il settore giovanile di una società di calcio. Crediamo che il punto di partenza di ogni progetto debba essere la formazione di un solido vivaio che formi i ragazzi sul campo e nella vita. Gestire il settore giovanile vuol dire dare un nuovo volto pulito a questo calcio.
Riguardo le istituzioni, riteniamo di aver un buon rapporto anche con il nostro Sindaco e, a livello europeo, un ottimo dialogo con il Supporters Direct Europe”.
–Per finire: il futuro del calcio è in mano ai tifosi?
“Senza dubbio. Se i tifosi riuscissero ad entrare nelle società il tifo diverrebbe partecipe delle sorti del calcio: in tal modo questo sport cambierebbe in modo positivo e la crescità di responsabilità diminuirebbe i disordini e la violenza. Supporters Trust al momento è formato da 27 associazioni: un numero destinato a crescere sempre di più.
Per tornare alla nostra realtà, è evidente come il futuro della Sambenedettese sia in mano ai tifosi. Fin dagli anni in cui San Benedetto era un piccolo borgo di pescatori la Samb era l’unico vero mezzo di riscatto sociale. La promozione in Serie B degli anni ’50 rappresentò un vero e proprio trampolino di lancio per gli abitanti della città. La Samb deve tornare a rappresentare la forza e il coraggio di quei pescatori che hanno fatto grande San Benedetto e l’Associazione Noi Samb deve essere quel porto sicuro dal quale partire alla conquista dei mari. Nonostante le innumerevoli delusioni degli ultimi venti anni siamo certi che basterà una scintilla per riaccendere l’entusiasmo e il fuoco negli occhi dei sambenedettesi. Our day will come!”