Aborto, migliaia di donne in piazza contro la legge spagnola
Londra, Parigi, Bruxelles, Roma: queste solo alcune delle città protagoniste nelle manifestazioni contro la recente proposta di legge spagnola anti-aborto, definita da molti e da molte un “ritorno al Medioevo”. E mentre il decreto legge, in Spagna, spacca in due la maggioranza del governo Rajoy (è stato richiesto il voto segreto), il ministro della giustizia Alberto Ruiz-Gallardon non sembra dare cenni di cedimento.
Punti cardine del documento sono la possibilità di interrompere la gravidanza solo in caso di violenza subita (da denunciare regolarmente entro 12 settimane dal concepimento) e quando è accertato un grave pericolo per la salute fisica e psichica della madre, e che quindi sia “serio e durevole”. Forti restrizioni, e le femministe spagnole sentono più che mai la nostalgia del governo Zapatero, sotto il quale si era ottenuta la liberalizzazione dell’aborto entro le prime 14 settimane , e anche per le minorenni senza il consenso dei genitori.
Lo slogan della protesta, “Yo decido”, ha già fatto il giro del mondo ed è diffuso oggetto di condivisioni sui social network. I più convinti sostenitori della lotta femminista sono infatti convinti che si tratti di una legge offensiva per l’autonomia delle donne: «Non si tratta di una legge contro l’aborto – dice la segretaria del Partito socialista operaio spagnolo – ma di una legge contro le donne, contro la loro libertà e dignità. Noi diciamo no».
Ma non è solo questo il punto. Ad infiammare gli animi è soprattutto il fatto che non ci sia libertà di scelta in caso di malformazioni fetali, anche gravi. E nessuna possibilità di autonomia per le minorenni. La pena prevista per i medici che operino un’interruzione di gravidanza in modo illegale è l’incarcerazione, mentre – tiene a precisare Gallardon – per le donne che si sottoporranno ad un aborto illecito è prevista solo una sanzione amministrativa, ancora da precisare.
Per adesso, oltre alla fazione di maggioranza, l’unica altra posizione favorevole al Ddl sembra essere quella della Santa Sede che, dopo un periodo di contrasti con la sinistra al governo, finalmente può riconoscere la sua cattolicissima Spagna.