Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, interviene alla trasmissione radiofonica ‘Prima di tutto’, su Radio 1. Oggetto della discussione è la drammatica situazione lavorativa dei giovani. Molti, troppi, non studiano né lavorano. L’ex presidente dell’Istat fotografa la situazione: “Noi abbiamo non solo molti disoccupati fra i giovani ma anche gli inattivi, gli inoccupati i cosiddetti Net, coloro che non studiano né lavorano”.
Del resto, “l’ascensore sociale si è bloccato. Sino a qualche anno fa, i giovani avevano la prospettiva di avere nel corso della vita condizioni migliori rispetto alla generazione che l’aveva preceduta. Ormai, da 10-15 anni invece, questa crescita si è bloccata e siamo di fronte alla crisi più grave della storia d’Italia”. Giovannini non si scoraggia, comunque. Scommette sulla ripresa del ciclo economico: “Questa fase di ripresa riuscirà a creare nuovi posti di lavoro”. Espone i risultati: “I dati di dicembre mostrano ad esempio che l’occupazione giovanile ha ripreso ad aumentare dopo molti mesi di calo. Questo è in parte l’effetto degli incentivi per le assunzioni di giovani. Vorrei ricordare che in 5 mesi abbiamo avuto 20 mila assunzioni di giovani e 20 mila assunzioni di donne e ultracinquantenni, grazie agli incentivi, quindi 40 mila nuovi posti di lavoro creati, e non sono pochissimi anche il panorama è ancora sofferente; ma sono tutti segnali di inversione del ciclo”.
Poi, prevedendo che la ripresa della crescita certificherà un maggior numero di disoccupati, perché da inattivi scoraggiati torneranno ad essere speranzosi (e quindi disoccupati), lancia una nuova iniziativa: “A marzo partirà la ‘garanzia giovani: uno sforzo straordinario che faremo, con il governo e con le regioni, per riattivare migliaia e migliaia di giovani, che produrrà nel breve un aumento del tasso di disoccupazione ma anche una riduzione di quella inattività giovanile che è cosi grave”.
I segnali di ripresa sono favorevoli, spiega l’inquilino di Viale Veneto (sede del Ministero del Lavoro): “Nel terzo trimestre del 2013 quando il Pil aveva solo smesso di cadere, il numero dei nuovi contratti di lavoro è stato superiore al numero della cessazione dei contratti. Questa è la prima volta cha accade, dopo cinque trimestri, quasi un anno e mezzo, di calo ininterrotto. È il segno che qualcosa si muove”. Giovannini parla lo stesso giorno della diffusione dei dati Istat sul reddito familiare.
La relazione dell’Istituto di Statistica è durissima: nel 2012 il reddito disponibile familiare in valori correnti diminuisce in tutte le venti regioni italiane, se si prende come anno di riferimento il 2011. Per una media nazionale del -1,9% è il nord-ovest a risentire di più della contrazione (-2%), seguito dal nord est (-1,8%) e dal centro sud (1,6%). Le uniche note positive sono “l’Umbria e la provincia di Bolzano, meno toccate dagli effetti della crisi economica con aumenti, nel periodo considerato, rispettivamente del 3,6% e del 2,7%”.