Forlì, Storia del Liberty ai Musei San Domenico
Forlì, storia del Liberty ai Musei San Domenica: quando l’arte è ‘glocal’
Art Nouveau, Jugendstil, Modern Style, Stile Floreale: chiamatelo come volete, è il Liberty il grande protagonista della mostra “Liberty – Uno stile per l’Italia”, aperto dall’1 febbraio al 15 giugno presso i Musei San Domenico di Forlì.
La rassegna, che approda nei grandi spazi del centro espositivo forlivese dopo le due grandi mostre dedicate, nel 2012, a Wildt e, nel 2013, al Novecento, si prefigge oggi l’obiettivo di presentarsi al grande pubblico, nazionale e internazionale, come la grande mostra che indaga lo stile “moderno” sotto molteplici punti di vista e senza restrizioni di tempo o spazio.
A ben pensarci, infatti, la forza del Liberty fu proprio quella di creare, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio della Prima Guerra Mondiale, un linguaggio e un’atmosfera comuni tra l’architettura e le varie arti, la letteratura, il teatro e la musica, in vista di un superamento dello storicismo e del naturalismo ottocentesco verso l’affermazione delle aspirazioni della modernità. A questo scopo, la mostra indaga l’origine di tale modello stilistico a partire dalla rilettura di uno dei grandi protagonisti del Rinascimento italiano, Botticelli, e mette in luce le relazioni profonde e le contaminazioni con l’arte europea del periodo, in particolare le Secessioni.
Che il Liberty non sia solo uno stile architettonico, poi, lo dimostra la grande esposizione che segue e si sviluppa due sue piani della mostra: un viaggio tra pittura, scultura, arti decorative, vetrate, ferri battuti, mobili, oggetti d’arredo, tessuti e gioielli che inizia coi dipinti di Boldini, Previati, il faenzese Beccarini, Segantini, Pellizza da Volpedo, Marussig, Casorati e Boccioni e prosegue con le sculture di Wildt e Martini, con i ferri battuti di Mazzucotelli e Bellotto, con le ceramiche di Chini e Cambellotti, con i manifesti di Dudovich e si inoltra addirittura nella letteratura di D’annunzio, Pascoli e Gozzano, nella musica di Puccini, Mascagni e Ponchielli per, infine, uscire dai confini nazionali e servirsi dei modelli di Klimt, Adler, Moser, Klinger, Morris e Mocha come termini di paragone di uno stile pienamente europeo.
Non a caso, infatti, la mostra è stata definita “glocal”: dà cioè conto, estesamente, del Liberty in Italia e delle sue connessioni internazionali ma, al tempo stesso, collega questo movimento al territorio, proiettandosi all’esterno del museo in una serie di interessanti itinerari tra Forlì, Faenza e l’intera area romagnola.