Parlare di politica medio-orientale significa per molti aspetti parlare di temi energetici, dal momento che i Paesi arabi sono i maggiori fornitori al mondo di petrolio. L’esistenza stessa di diversi organismi intergovernativi affonda le sue radici nelle tumultuose vicende del mondo arabo e nel potere di ricatto che i paesi produttori di petrolio hanno nei confronti del cosiddetto occidente industrializzato.
L’esempio forse più lampante riguarda la crisi energetica del 1973, quando i Paesi arabi tagliarono i rifornimenti di petrolio per punire Stati Uniti ed Europa dell’appoggio da questi offerto ad Israele durante la Guerra del Kippur: le politiche di austerity varate dai Paesi industrializzati scatenarono importanti riflessioni sulla fragilità del sistema economico e ambientale instauratosi nel corso del XX secolo, concretizzate a loro volta con l’avvio di progetti per l’utilizzo di fonti energetiche alternative e con la fondazione di organismi internazionali di controllo e garanzia affinché fossero avviate politiche di collaborazione tra i diversi Paesi allo scopo di garantire gli approvigionamenti energetici necessari a favorire un costante sviluppo economico.
[ad]Tra tali organismi spicca oggi l’International Energy Agency, nata proprio nel 1974 con lo scopo primario di fornire un tavolo di coordinazione nella gestione delle mancate forniture petrolifere da parte dei Paesi arabi. Con il rientro dallo shock petrolifero, nel 1975, l’IEA ha progressivamente diversificato nel tempo le proprie funzioni, assumendo in particolare un ruolo trainante nella promozione e nello sviluppo di fonti energetiche alternative, con un particolare occhio di riguardo a sorgenti rinnovabili e a basso impatto ambientale.
Proprio in questa direzione si colloca il recente accordo stretto tra l’IEA e l’International Renewable Energy Agency, un’organizzazione intergovernativa fondata nel 2009 con lo scopo primario di promuovere la diffusione a scala mondiale dell’utilizzo delle energie rinnovabili, operando sul piano tecnico, giuridico, economico e politico per favorire l’uscita dall’economia basata sui combustibili fossili.
Laddove la IEA ha privilegiato un’azione capillare e incisiva nella trentina di Paesi membri, l’IRENA ha svolto un’azione prevalentemente di tipo estensivo, arrivando a coprire nel suo operato la quasi totalità del globo, in particolare il Terzo Mondo ed i Paesi emergenti. Proprio la complementarità dell’azione dei due enti è la chiave, secondo i principali osservatori, che renderà questo accordo particolarmente proficuo e una vera e propria pietra miliare nella politica ambientale internazionale.
Malgrado i due enti collaborino strettamente sin dalla nascita dell’IRENA, l’accordo, i cui punti salienti sono disponibili in un comunicato diffuso dalla IEA, prevede un’ulteriore step nella direzione della sinergia e nello sfruttamento delle reciproche potenzialità attraverso la messa in comune della risorsa più preziosa del mondo moderno: le informazioni.
Secondo quanto prevede l’accordo, infatti, il già ricco database della IEA verrà integrato e completato con le informazioni di tutti gli stati membri o firmatari dell’IRENA, arrivando a costituire il più grande e aggiornato repository mondiale in tema di legislazione in materia energetico-ambientale.
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[ad]Le potenzialità di un strumento di tale vastità e dettaglio sono indubbiamente immense: dall’analisi dei flussi decisionali sarà infatti comprendere le dinamiche dell’attività legislativa in materia di energie rinnovabili, in modo da individuare le più comuni resistenze e i colli di bottiglia più significativi alla diffusione delle fonti energetiche alternative; il database potrà inoltre fornire un vasto campionario di best practices, favorendo la diffusione delle strategie di maggior successo; specularmente, saranno evidenziate le norme che si sono rivelate deludenti dal punto di vista economico e ambientale.
Da non sottovalutare, inoltre, l’analisi incrociata tra i dati politici e quelli geografici: se a livello statale le politiche ambientali sono necessariamente circoscritte all’ecosistema di riferimento del Paese, il database condiviso consentirà strategie ambientali di più ampio respiro che consentano di tenere conto anche di eventuali effetti a distanza di particolari scelte politiche, oppure – viceversa – del costo che altri Paesi si troveranno ad affrontare a causa della mancata attuazione di determinate riforme.
Il database verrà aggiornato a cadenza semestrale e sarà a disposizione non solo dei Paesi membri delle due organizzazione, ma anche a tutti i privati cittadini che desiderassero consultarlo.
In un mondo attanagliato da una crisi economica che non accenna a risolversi, proprio il tema ambientale può costituire una molla per il rilancio dell’economia; nel contempo, lo spostamento del focus politico verso una dimensione più globale potrebbe essere l’adeguata risposta per trattare tematiche che non possono essere affrontate con una semplice scomposizione geografica del problema: non è più possibile considerare il mondo diviso in tante piccole isole – gli stati nazionali – indipendenti tra loro.
Problemi globali richiedono soluzioni globali, almeno nel loro concept: il lavoro dell’IEA e dell’IRENA potrebbe essere il primo passo verso una governance energetica e ambientale sempre più condivisa ed efficace.