Appena ieri, il rapporto della commissione europea anti-corruzione, presentava la spaventosa fotografia di un’Italia nella quale, la corruzione stessa, rappresenta il 4% del PIL, per un valore di 60 miliardi annui: oggi è intervenuto sulla questione anche il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, al convegno organizzato da Banca d’Italia e Consiglio Superiore della Magistratura dal titolo “Legalità e buon finanziamento del sistema finanziario”.
“L’illegalità nelle sue diverse forme, dalla corruzione nell’esercizio di pubblici servizi alle violenze della criminalità organizzata, condiziona pesantemente la crescita economica, impedisce la corretta allocazione dei fondi pubblici destinati allo sviluppo e crea distorsioni nel mercato” ha dichiarato il governatore.
Inoltre ha spiegato: “Nell’azione di vigilanza la legalità è innanzi tutto presupposto della sana e prudente gestione dei soggetti vigilati”, aggiungendo che “soltanto il rispetto – formale e sostanziale – delle regole, garantito anche da un’attenta attività di controllo, consente di mitigare i peculiari fattori di rischio insiti nell’attività di intermediazione. Tra questi fattori certamente vi sono la presenza di rilevanti asimmetrie informative e connesse possibili opacità dei bilanci bancari; la complessità e l’interconnessione che caratterizzano l’operatività di intermediari anche non sistemici, con conseguenti pericoli di contagio nel caso di crisi”.
Il Presidente di Confindustria e imprenditore nel settore chimico Giorgio Squinzi, invece, individua il vero problema della crescita nel sistema di tassazione italiano: “L’Italia è un Paese ormai da anni ostaggio di una burocrazia soffocante che assorbe le energie vitali di imprese e cittadini e ne distoglie tempo e risorse da impieghi più produttivi”.
In Europa, aggiunge Squinzi, tutti i paesi hanno messo al centro delle proprie politiche economiche le imprese, aiutandole con un fisco diverso dal nostro, avvertito come “punitivo, complicato”: l’Italia, dunque, parte da uno “svantaggio competitivo” causato da una “corsa alle norme”, che tutti promettono per questione di marketing politico, che invece di aiutare gli imprenditori a ottemperare ai propri obblighi fiscali genera soltanto “ostacoli e incertezze” e, di certo, non impedisce l’aggiramento del pagamento delle imposte dovute. “Si prenda atto del disordine e si adottino metodi anche drastici per ridurre la legislazione esistente e migliorarla in termini di qualità” ha concluso Squinzi.