Venezuela, è possibile un altro “Caracazo”?
Di recente travolte da una crisi monetaria e inflazionistica, le economie di Argentina e Venezuela sono state condizionate negli ultimi anni da forti interventi statali e del rigoroso controllo dei tassi di cambio da parte dei governi, che ha indirettamente generato il mercato nero dei cambi. I due Paesi hanno adottato delle politiche economiche che adesso stanno mostrando i loro segni di debolezza, come provato dai rispettivi indici di inflazione, bilancia dei pagamenti e mercato dei cambi.
Ad esempio, i recenti dati forniti dall’U.S. Department of Energy evidenziano che le importazioni di petrolio degli Stati Uniti verso il Venezuela sono aumentate del 10,6% nel periodo compreso fra gennaio e novembre 2013, mentre le esportazioni di petrolio del Venezuela verso gli Stati Uniti sono scese addirittura al 16% nello stesso periodo.
Questa riduzione di esportazioni di petrolio si collega alla mancanza di dollari statunitensi dovuta alla rigidissima politica dei cambi condizionati dall’indice di inflazione nazionale: infatti, l’elevata inflazione ha alterato il mercato dei cambi favorendo il dollaro statunitense, che è diventato un rifugio sicuro e mezzo per procurarsi i beni.
Durante l’amministrazione di Nicolás Maduro, in Venezuela il valore del dollaro statunitense è passato da 20 a 70 bolívares fuertes sul mercato nero dei cambi, e in molti si interrogano se sia il caso di abbandonare il socialismo bolivariano ideato dal defunto Presidente venezuelano, Hugo Chávez. Infatti, considerati i recenti indici di percezione di corruzione, di insicurezza economica e del costo della vita, il disagio che sta attraversando il Paese potrebbe presto peggiorare.
Le attuali condizioni in Venezuela possono considerarsi addirittura peggiori rispetto a quelle esistenti al momento della rivolta civile del 1989, meglio nota come “Caracazo”? Il 27 febbraio 1989, migliaia di persone per le strade di Caracas per protestare contro le politiche economiche liberiste dell’allora Presidente venezuelano Carlos Andrés Pérez. In due giorni si registrarono dure contrapposizioni tra l’esercito e la popolazione civile e, ancora oggi, non è ancora chiaro il bilancio finale del loro scontro: secondo le relazioni di alcune O.N.G. in difesa dei diritti umani, si calcolarono approssimativamente circa 2000 desaparecidos e 68 morti ritrovati in alcune fosse comuni.